Dopo 15 anni, torna Paese Sera, ma on line.
Il giornale era stato chiuso nel luglio del 1994. Era nato inizialmente come edizione serale del quotidiano Il Paese di Roma, fondato il 21 gennaio del 1948 per iniziativa del Partito Comunista Italiano.
Paese Sera ebbe come primo direttore Tomaso Smith.
Negli anni ha ospitato firme di grande prestigio, da Norberto Bobbio a Gianni Rodari, da Natalino Sapegno a Umberto Eco, Tullio De Mauro, Edoardo Sanguineti.
L’annuncio è stato dato dal consigliere regionale Alessio D’Amato, tra i promotori dell’iniziativa della nuova testata telematica.
“Paesesera.it – ha spiegato – vuole essere la voce di Roma attraverso il modello del citizen journalism: velocita’ dell’informazione, diffusione dei reporter di strada, dirette sul web, videogiornale online, inchieste”.
Il primo esempio di una testata giornalistica che sposa in pieno il citizen journalism?
Secondo voi l’esperimento che esiti avrà?
[ via Tecnologia e Internet – ANSA.it ]
approfondimenti
Paese Sera on line – paesesera.it
La storia – wikipedia
valeria j.
citizen journalism… e il protagonista sei tu
pro e contro… ma da dove partire? forse dal fatto che così l’accesso alle news è più semplice, immediato. che la scrittura o il video caricati un po’ di getto sono visti come più spontanei, più veri, come se nella costruzione, qualunque essa sia (montaggio, scrittura ecc.) ci fosse un qualcosa di negativo, ovvero di finto. Spesso mi chiedo, ma la struttura è sempre negativa? strutturare una volta non significava creare uno schema nel quale il pensiero poteva esprimersi al meglio, il concetto uscire chiaro e nitido e immediato? adesso la struttura si associa alla finzione, al “qualcosa c’è sotto, mi vogliono fregare”. Probabilmente perchè cambiati decisivamente i livelli di comprensione, si richiede un giornalismo più “asciutto”, più “semplice” più “immediato”. E cosa di più comprensibile che “la voce del popolo”? ecco che allora il citizen journalism, con la voce dei “cittadini attivi” assolve a tutte queste funzioni, con buona pace del giornalismo italiano, che comunque non mi sembra sia poi così alto e difficile…penso a Stella, che con estrema semplicità ha fatto conoscere la casta, mentre un Travaglio e un Peter Gomez, poichè più complessi, arrivano di meno. Ecco perchè Travaglio parla attraverso il video, perchè è più immediato, più incisivo, più semplice. Ma l’eccessiva semplificazione genera mostri, quelli veri quelli che permettono ad un Calderoli qualsiasi di diventare un Ministro della Repubblica italiana. Dopo di lui, solo Topo Gigio. O forse anche il sorcio è prima… ma questa è un’altra storia… In sostanza, credo che il citizen j. assolva a diverse funzioni:
1- viene incontro ad un mondo in evoluzione, connesso ad internet e il cui flusso è paragonabile a quello sanguigno che ci tiene in vita.
2- permette ai giornali di risparmiare soldi e tempo per la formazione dei propri giornalisti: chi c’è c’è, e chi non c’è non c’è.
3- permette di far sfogare l’opinione pubblica. Peccato che non esista più, in Italia, un’opinione pubblica degna di tale nome. Ogni aspetto della vita sociale è interpretato come una partita di calcio: si possono anche approfondire le tattiche e il mercato, ma si tiferà ottusamente per la propria squadra senza mai “cambiare la propria fede”.
4- permette l’accesso a tutti, indipendentemente dalla formazione personale. Non sono una fissata per le certificazioni, ma per la capacità di formulare un pensiero complesso sì.
5- il valore del quarto potere si estende. ed estendendosi, diventa rarefatto. L’estrema complessità delle regole e della struttura della società diventa incomprensibile ad un giornalismo semplicistico, e dunque, per esteso, più semplificazione, più rarefazione, più incomprensione e più populismo… le tendenze non possono essere sistema. Sono temporanee, e dunque mutevoli, quindi non possono certo assumere un valore storico.
non so, quindi, solo riflessioni sparse, senza avere un’opinione precisa e netta, ancora.
bastet
commento interessante… 🙂 http://yoc.to/eP
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