Quando il crowdsourcing non funziona. Il famigerato Logo della città di Roma
Il termine crowdsourcing è un neologismo che definisce un modello di business nel quale un’azienda o un’istituzione richiede lo sviluppo di un progetto, di un servizio o di un prodotto ad un insieme distribuito di persone non già organizzate in un team.
[ via wikipedia ]
Questo tipo di strategia è già utilizzata da anni, ed è maggiormente nota come “bando di gara”: cioè quando un’azienda o un’istituzione richiede lo sviluppo di un progetto, di un servizio o di un prodotto ad un insieme distribuito di persone indicendo un bando di gara (appunto).
L’unica differenza è che i partecipanti alla gara devono rispondere a determinati requisiti.
Guardando il nuovo logo per la Città di Roma, presentato nella giornata di oggi, ho ulteriormente la conferma che questo tipo di strategia non funziona.
Non voglio dire che il logo è orrendo (ma lo penso): rimango veramente stupita dall’assenza di equilibrio, di caratterizzazione e di riconoscibilità… dalle basi appunto.
Un logo banale, che rispecchia fin troppo alla lettera le richieste principali del bando “dovrà contenere la lupa capitolina, anche stilizzata, e la parola Roma” ma ignora il messaggio che doveva trasmettere nel mondo come nuovo “brand caratteristico, simbolo di tradizione e di futuro”.
Dov’è il “futuro”? nello “la forza del richiamo alla tradizione classica, evidente tanto nella ricca iconografia del capitello quanto nello slancio della colonna sovrastata da una stilizzazione della leggendaria Lupa” (come da testo critico che ha accompagnato la presentazione del logo)?
Ma una verifica delle regole base per la leggibilità anche a dimensioni minime?
I tratti diventano sottilissimi: per assurdo in piccolo la scritta “RoMa” è maggiormente riconoscibile, ma la “leggendaria Lupa” viene talmente mortificata che ricorda più proletaria statuetta di Via della Gatta…
Ma non me la prendo con gli autori (Alberto Anghelone della “Mediapeople” e/o Martina Paradiso della “Why P”) chiedendomi come facciano a essere titolari di due studi grafici torinesi con queste scarse capacità grafiche e comunicative, e stendendo un velo pietoso sulle loro beghe per l’attribuzione di paternità dell’opera (Ecco il nuovo logo di Roma Ma è subito giallo sull’autore – Roma – Repubblica.it).
La mia frustrazione riguarda chi giudica i lavori. Il gusto, la capacità e la responsabilità di chi deve scegliere fra tante proposte, quella che marchierà la capitale come un tatuaggio.
Ci risiamo: dopo il “cetriolo” e Magic Italy (addirittura realizzato “a quattro mani” con il premier), un altro esempio dell’incompetenza di chi dovrebbe guidare… rappresentare… fare qualcosa per valorizzare il paese e la nostra bella capitale.
Siamo diventati un popolo che non è riuscito a ereditare nulla da secoli di arte, storia e buongusto.
bak
Mio nonno diceva ‘zentu cabbi, zentu barretti’. In certi casi il CS è necessariamente un livellamento verso il basso. Forse per questo che i nuovi loghi ’socialized’ fanno così cagare?
This comment was originally posted on FriendFeed
Isola Virtuale
vero, ma il problema più grosso del crowdsourcing in Italia è il committente che sceglie
This comment was originally posted on FriendFeed
valentina cinelli
esatto… è proprio questo il punto dove volevo arrivare!
This comment was originally posted on FriendFeed
ezekiel
aspè ma questo non è crowdsourcing, era una gara indetta dal Comune
This comment was originally posted on FriendFeed
valentina cinelli
@ezekiel il problema è comune ai due "metodi": non sono i designer incompetenti, ma chi giudica il lavoro e legittima orrori simili…
This comment was originally posted on FriendFeed
costanza
aaaaaah che schifoooooo
This comment was originally posted on FriendFeed
Daniele Di Gregorio
A far funzionare il crowdsourcing è chi sceglie.. il crowdsourcing in se è semplicemente una risorsa in più
This comment was originally posted on FriendFeed
tekNico
mi piace molto, direi che rasenta la perfezione (seriamente)
This comment was originally posted on FriendFeed
ezekiel
@valentina sì chi giudica non è evidentemente all’altezza però le premesse del crowdsourcing sono diverse e dovrebbero permettere in teoria una migliore qualità grazie a una "relazione collaborativa" (che in un bando è proprio esclusa)
This comment was originally posted on FriendFeed
Ester
analisi puntuale e, come sempre, “graffiante”.
Sottoscrivo in pieno e anche tutti i miei colleghi qui!
RiccardoP
Il committente ha fatto una scelta precisa: logo giallorosso e lupa. Ci manca solo il profilo di Totti.
This comment was originally posted on FriendFeed
Robie
chi giudica mi sembra molto competente ed è (probabilmente) pagato per prendere delle scelte anche se sbagliate.
This comment was originally posted on FriendFeed
?Federica
ha vinto questo?
This comment was originally posted on FriendFeed
costanza
pare… secondo me è atroce
This comment was originally posted on FriendFeed
?Federica
concordo. C’è una lista di tutti i loghi presentati?
This comment was originally posted on FriendFeed
Felter Roberto
come si può chiamare Crowdsourcing un concorso?
This comment was originally posted on FriendFeed
knulp
fa schifo come tante decisioni prese da i nostri leaders.
quando potremmo pensionarli?
valentina cinelli
@roberto magari è un errore mio: ma ho voluto fare un parallelismo fra una gara e il crowdsourcing solo per evidenziare che spesso i risultati peggiori si hanno non per colpa di chi partecipa, ma di chi sceglie…
This comment was originally posted on FriendFeed
valentina cinelli
la mia paura è: se questo è il risultato di una gara fra soggetti che devono rispondere a determinate caratteristiche (spesso elencate nei bandi), cosa può succedere quando un lavoro viene dato in crowdsourcing e possono partecipare tutti, anche chi non è in grado di farlo? … soprattutto se chi sceglie il prodotto vincitore non è competente al 100%…
This comment was originally posted on FriendFeed
Felter Roberto
scusa Valentina, è che probabilmente abbiamo un concetto di crowdsourcing diverso io e te 🙂 Per me il crowdsourcing è un progetto condiviso (wikipedia ad esempio), ma se io voglio fare un logo e chiedo 100 pareri e poi ne scelgo uno, questo logo non è stato ottenuto in crowdsourcing, in quanto è l’opera di uno solo. Gli altri, nel risultato non hanno aggiunto niente. Sarebbe crowdsourcing, sempre a mio parere ovviamente, se ad esempio questo logo fosse stato ottenuto prendendo la colonna dal disegno di uno, i colori dall’idea di un altro ecc.ecc. Il fatto stesso che dipenda da chi sceglie è la dimostrazione che non c’è CS, altrimenti il risultato dovrebbe essere approvato e condiviso dal gruppo stesso che ha partecipato alla sua evoluzione.
This comment was originally posted on FriendFeed
Alberto Mucignat
allucinante. la M sembra quella di un film di Romero…
This comment was originally posted on FriendFeed
valentina cinelli
probabile @roberto 🙂 io sto notanto un’evoluzione diversa del crowdsourcing rispetto alla filosofia iniziale (vedi il progetto wikipedia appunto). Sempre più di frequente vedo aziende che usano la rete per il reclutamento di collaboratori esterni, spesso per sviluppare e realizzare progetti in tempi rapidi e a basso costo. Da una parte è un nuovo utilizzo intelligente della rete per distribuire lavoro, dall’altra penalizza i professionisti che si ritrovano a subire la concorrenza di lavoratori alle prime armi, o "amatoriali" che hanno come unica forza il basso costo offerto. In questo caso specifico volevo solo evidenziare un altro punto debole di questa forma di "collaborazione": la scarsa competenza di chi offre lavoro e poi sceglie il prodotto…
This comment was originally posted on FriendFeed
stain
La notte dei loghi morenti aka Quando il croudsourcing non funziona http://t.co/oBsVd31 via @tiragraffi
This comment was originally posted on Twitter
areaweb
Sul nuovo logo di Roma… http://bit.ly/bVsQ2f
This comment was originally posted on Twitter
Tiragraffi
C’e’ ancora speranza!!!
“Certo, l’immagine dovrà ancora superare un iter burocratico tra cui l’approvazione in consiglio comunale, ma gradualmente lo si potrà vedere su magliette, siti internet, banner pubblicitari e manifesti di eventi e kermesse.”
[ via Svelato il nuovo logo della città di Roma – Photostory Curiositá – ANSA.it ]
Felter Roberto
E’ verissimo quello che dici, molte aziende sfruttano la rete in quel modo ma, tralasciando il fatto che si perdono il vantaggio del lavoro di gruppo a scapito del lavoro in competizione, non fanno CS. Tutto qui.
This comment was originally posted on FriendFeed
Lucrezia_G
[Rome has a new logo. And it’s DEAD UGLY] Quando il crowdsourcing non funziona ~ Tiragraffi http://t.co/POiNzNf via @tiragraffi
This comment was originally posted on Twitter
lamarghe
è inutile che ci si stia a raccontare palle. il nuovo logo di roma è brutto. quasi peggio del cetriolone. non rispetta nessuna regola o quasi per lo studio di un logo. la lupa è poco riconoscibile e il capitello ionico non è per niente caratteristico di roma. si parla di roma non dell’ara di pergamo! l’uso di quel font è alquanto discutibile ed essendo così sottile l’intero logo sarà difficilmente riproducibile in piccolo. per non parlare del fatto che un logo del genere sarebbe stato scartato da qualunque scuola di grafica e comunicazione. poi i clienti spesso non hanno le competenze per giudicare un lavoro e le giuria vengono formate a caso e alla fine si vedono i risultati (quest’ultima è una considerazione in generale, non riferita per forza a questo caso specifico).
This comment was originally posted on FriendFeed
Isola Virtuale
ai tifosi laziali pare che sia piaciuto http://ff.im/qJLCn
This comment was originally posted on FriendFeed
Yeridiani
Tutto bene.. avendo insegnato in una scuola di grafica posso comprendere i contenuti del post originale ed in parte condividerli.. ci sono due cose che però mi mettono una sorta di ansia "etica": un livore sospetto ed il discutibile principio delle "regole" che su questioni di contenuto "anche" artistico ha fatto sempre disastri.
This comment was originally posted on FriendFeed
bak
Yeridiani, la grafica di per se è un’arte libera, certo ci sono delle strade da seguire, dei canovacci come la gestalt, l’rmonia cromatica o altro. Ma il logo design, come TUTTO il design, ha dalla sua una parte di fruizione e ergonomia che non è velleitaria ma risponde a delle precise regole. E in questo logo le vediamo tutte disattese.
This comment was originally posted on FriendFeed
JuliusDesign
non penso sia tanto il crowdsourcing in sè, ma chi sceglie i loghi senza sapere una mazza di design
This comment was originally posted on FriendFeed
bak
Julius, ma il crowdsourcing presuppone che chi si appresta a disegnare un logo magari faccia il markettaro o il muratore per esempio. Per questo parlo di livellamento verso il basso della proposta. Ok, magari è un modo per risparmiare sul bando di gara bypassando le agenzie, ma mi sembra che chi abbia scelto e le proposte pervenute fossero un attimo dilettantesche. Almeno, questa è stata lamia impressione.
This comment was originally posted on FriendFeed
bastet
ne approfitto per segnalare alcuni dei loghi in concorso, esposti all\’Ara Pacis, grazie alle foto di Thomas Magnum su flickr http://www.flickr.com/photos/thomasmagnum/sets/72…
JuliusDesign
Il crowdsourcing ha il difetto se così si può dire di essere aperto a tutti coloro che pensano di essere web designer. Sta al contest holder filtrare e giudicare il logo vincitore.. probabilmente ci saranno state proposte banali e altre più soddisfacenti per un occhio critico, ma per altri andavano bene quelli. Sto leggendo molte critiche sul logo vincitore a cui mi accodo in quanto non vedo un’ottima realizzazione e comunicazione rispetto agli altri, ma non è colpa del designer ma di chi ha visto nel suo progetto un logo valido per questo bando. Il crowdsourcing offre la possibilità, il contest holder realizza questa possibilità.
This comment was originally posted on FriendFeed
JuliusDesign
Il crowdsourcing ha il difetto se così si può dire di essere aperto a tutti coloro che pensano di essere web designer. Sta al contest holder filtrare e giudicare il logo vincitore.. probabilmente ci saranno state proposte banali e altre più soddisfacenti per un occhio critico, ma per altri andavano bene quelli. Sto leggendo molte critiche sul logo vincitore a cui mi accodo in quanto non vedo un’ottima realizzazione e comunicazione rispetto agli altri, ma non è colpa del designer essere stato premiato, ma di chi ha visto nel suo progetto un logo valido per questo bando. Il crowdsourcing offre la possibilità, il contest holder realizza questa possibilità.
This comment was originally posted on FriendFeed
Eta
OH… io non sono una grafica e non ho competenze, ma non avevo riconosciuto ne capitello ne lupa e mi chiedevo cosa c’entrasse il cappello parlante di Harry Potter con Roma…
ezekiel
sì ma cosa c’entra il crowdsourcing, era un normale bando.
This comment was originally posted on FriendFeed
bobighorus
@Sweexy85: quando il crowdsourcing non funziona http://bit.ly/beaEjP #logo
This comment was originally posted on Twitter
mauro
la cosa agghiacciante è che i loghi scelti, tra i tanti che dichiarano di aver ricevuto, sono davvero uno più brutto dell’altro!
bettoliberati
Siamo diventati un popolo che non è riuscito a ereditare nulla da secoli di arte, storia e buongusto. http://ow.ly/2GNNY
This comment was originally posted on Twitter
Fabrizio Verrocchi
DA logoroma.tumblr.com
AGGIORNAMENTO IMPORTANTE:
A questo link http://www.bit.ly/LETTERA_APERTA è presente un .doc che contiene la lettera aperta da inviare alla Commissione. Quanti di voi hanno davvero a cuore questa faccenda sono pregati di condividere il più possibile questa lettera e pubblicarla ovunque sia opportuno (siti e blog di grafica etc). Inoltre, cosa ancor più importante, vi invito caldamente ad inviarla a questi indirizzi email
sindaco@comune.roma.it
luciano.caglioti@uniroma1.it
paola.panarese@uniroma1.it
mario.defacqz@comune.roma.it
mariacristina.selloni@comune.roma.it
mario.morcellini@uniroma1.it
armando.peres@iulm.it
Sono le caselle dei membri della commissione. Prima che qualcuno tiri fuori la storia della privacy comunico che si tratta di indirizzi resi pubblici dagli stessi titolari e facilmente reperibili online.
Inviatela loro firmandola con il vostro nome.
E gia che ci siete correggete gli errori di battitura che ho scritto a 200 all’ora.
Grazie a tutti.
Scatenate l’inferno!
F