Tina Modotti, Francesca Woodman, Giorgia Fiorio, Carla Cerati… Sono molte le donne italiane che hanno dato alla fotografia una visione differente, fotogiornaliste o legate strettamente al mondo artistico, che però non godono di una fama equivalente a quella data ai grandi padri della fotografia italiana.
Dovendo scrivere un articolo che celebrasse il lavoro di donne fotografe, mi sono ritrovata a stilare un elenco “banale”: da Julia Margareth Cameron a Diane Arbus, passando per Margareth Bourke White, Dorothea Lange, Irina Jonesco, Nan Golding e Lisette Model.
In un elenco così, alla rinfusa, di grandi nomi femminili della storia della fotografia, mancavano le fotografe italiane, eccezion fatta per Tina Modotti e Francesca Woodman. Ho così deciso di cambiare programma e puntare l’occhio su una storia italiana della fotografia femminile, che spero possa ampliarsi nel corso del tempo col contributo di tutti i lettori.
Tina Modotti
Entrata nel mito, “Tinissima” è sicuramente il modello di fotografa internazionale e politicamente attiva, protagonista della storia e occhio privilegiato sugli avvenimenti più importanti del novecento. Compagna di Edward Weston per qualche anno, ha con lui affinato sguardo e tecnica. Notevoli i suoi lavori in Messico, periodo d’oro del suo lavoro di fotoreporter, nelle cui immagini la lotta politica della rivoluzione e la vita quotidiana delle persone si fondono in ritratti di una gran forza e narrazione, con esperimenti sulla composizione e still life narrativi.
La sua vita stessa è un mito, con il grande interrogativo sulla sua scelta di assoggettarsi a logiche di partito rispetto una esigenza creativa personale di così alto livello. Numerosi i libri a lei dedicati, come le mostre che ciclicamente fanno tornare sulla scena le sue immagini così importanti per il novecento e la sua comprensione.
www.comitatotinamodotti.it
Il secondo novecento, adesso
Legato strettamente al movimento femminile che emancipa le ragazze, la fotografia femminile italiana prende forza negli anni ’70 con l’affacciarsi sulla scena di fotogiornaliste che finalmente possono liberarsi di un mondo antico e proiettarsi nel mondo della comunicazione visiva con gli stessi strumenti degli uomini.
Giuliana Traverso
Era il mitico 1968 e Giuliana Traverso aveva dato inizio ad un corso, “Donna Fotografa”, a Genova, città di nascita. Dal 1979 anche a Milano. Da quel corso moltissime le donne uscite dall’amatorialità per un percorso autoriale, determinate nella creatività e nell’impresa di voler fotografare. Giuliana Traverso ha sempre lavorato parallelamente, come fotografa e come divulgatrice.
Le sue immagini rimandano ai grandi autori del surrealismo, in una ricerca del grottesco, del mancante, del particolare, della volto contratto in una smorfia, della geometria. Si definisce “giornalista del visuale” e certo non vogliamo andarle contro, accettando tutto ciò che ci regala, dallo sguardo alle lezioni.
Carla Cerati
E’ il 1969 quando la Einaudi pubblica “Morire di classe”, il volume a cura di Franco Basaglia sullo stato dei manicomi in Italia.
La Cerati lavora insieme a Gianni Berengo Gardin e il lavoro diviene un documento storico fondamentale. Prima di questo libro, infatti, le porte dei manicomi erano rimaste chiuse al pubblico, e nessuno poteva immaginare gli orrori nei quali vivevano i malati internati. Si legge nella prefazione: “Sono immagini dure di donne e di uomini prigionieri, incarcerati, legati, puniti, umiliati «ridotti a sofferenza e bisogno».” (Primo Levi).
E’ grazie alla forza straziante di queste immagini che si riesce a far chiudere i manicomi, veri e propri lager di sofferenze inaudite, testimonianza del potere che le immagini hanno sull’immaginario collettivo e presa di coscienza di una società intera. Narratrice raffinata, il suo primo romanzo vede la luce nel 1973, dal quale anno in poi la letteratura sarà la sua forma privilegiata rispetto alle immagini.
it.wikipedia.org/wiki/Carla_Cerati
Letizia Battaglia
Conosciuta come “ la fotografa della Mafia”, Letizia Battaglia inizia a lavorare negli anni di piombo in Sicilia. Suoi gli scatti fuori dall’Hotel Zagarella acquisiti nell’inchiesta su Andreotti (il politico era stato ritratto insieme ai famosi fratelli Salvo).
Le immagini dure degli omicidi mafiosi riescono a raccontare l’atrocità della mafia, ma rimandano al grande tema centrale del suo lavoro, il soggetto principale: Palermo. I suoi scatti raccontano infatti una realtà come quella palermitana, scissa fra orrore e morte e grandissima vitalità, fondendo insieme questi aspetti in un unico grande racconto. Letizia Battaglia è stata la prima donna europea a ricevere nel 1985, ex aequo con l’americana Donna Ferrato, il Premio Eugene Smith.
it.wikipedia.org/wiki/Letizia_Battaglia
Elisabetta Catalano
Esponenti del mondo dell’arte, della letteratura, del cinema e della musica sono i protagonisti delle immagini di Elisabetta Catalano. Raffinata ritrattista, i suoi lavori sono un piccolo compendio del mondo della cultura. Sfogliando i nomi delle persone ritratte, troviamo i maggiori esponenti dell’arte, da Joseph Beuys a Gilbert & George, da Josepk Kosuth a Andy Warhol, rendendo la visione delle sue foto una guida agli artisti che hanno fatto grande il XX secolo.
Nel cinema ha ritratto i maggiori e più importanti registi, come Antonioni, Pasolini, Coppola, Fellini, mentre tra gli attori spiccano i nomi della Mangano, della Morante e della Loren. La scelta musicale cade per autori come Accardo o Milva, Ennio Morricone o Uto Ughi. E’ una gioia e un ripasso guardare i suoi lavori, e nella parte dedicata alla letteratura possiamo trovare i nomi di Eco e di Sciascia, di Calvino e di Sacks.
www.elisabettacatalano.it
Francesca Woodman
L’italo americana Francesca Woodman, tra le più importanti esponenti della fotografia mondiale, ha lasciato dietro di se una ricerca e una poetica difficilmente ripetibile. Il suo corpo nudo, usato, immortalato in pose evocative è semplicemente lì, esposto a noi e davanti a noi. Strumento di analisi, il suo corpo anima le immagini che produce, composto in “Some Disordered Interior Geometries” (Alcune disordinate geometrie interiori) (sua prima e unica mostra in vita). “Ho dei parametri e la mia vita a questo punto è paragonabile ai sedimenti di una vecchia tazza da caffè e vorrei piuttosto morire giovane, preservando ciò che è stato fatto, anziché cancellare confusamente tutte queste cose delicate” ha detto una volta.
E’ morta suicida all’età di 22 anni.
it.wikipedia.org/wiki/Francesca_Woodman
Patrizia Savarese
Fotografa di rock e di acqua, la Savarese è scissa in due percorsi paralleli e contigui. Grandi nomi, ritratti di musicisti e attori, e una personale ricerca sull’acqua. Elemento e protagonista di immagini evocative e materiche, l’acqua diventa tessuto col quale giocare: i corpi, i tessuti e l’acqua si fondono in un insieme interessante per le forme scultoree che ricerca e porta alla luce.
E’ dagli anni ’80 che i lavori della Savarese sono apprezzati e stimati: grandi nomi del cinema e giovani talenti sono i fortunati protagonisti del suo lavoro.
www.patriziasavarese.com
Giorgia Fiorio
“Allora, l’atto compiuto (…) il frammento di un fotogramma nel film di un’esistenza – là ognuno si trova davanti sé come in uno specchio, si guarda per la prima volta: non più pugile, né legionario, né pompiere, né marinaio, né minatore o torero, ma semplicemente, tragicamente, uomo. Uomini come tutti gli altri, immensi nella loro pochezza dinanzi alla tragedia di vivere.”
Il lavoro intero di Giorgia Fiorio è dedicato alla ricerca dell’Uomo, della sua sostanza: dopo una prima impressione, dopo aver fatto piazza pulita di chi ci si aspetta di aver si fronte, inizia a lavorare su quello che vorrebbe, e che gli viene dato, in una piccola frazione di secondo, pronta a ritrarre chi ha davanti. Le immagini della Fiorio, in un bianco e nero violento, ritraggono questo, l’Uomo, nel suo essere e nel suo scorrere, in una visione autoriale forte e precisa.
www.giorgiafiorio.org
patrizia savarese
grazie per la recensione!