Il logo ufficiale dell’Expo 2015 (15.000 euro al vincitore) è solo l’ultimo, in ordine di tempo, di lavori scadenti, inadeguati e inefficaci usciti fuori da concorsi e bandi. Sto pensando ad esempio al logo delle Dolomiti (30.000 euro), a quello di Siracusa (15.000 euro), al logo vincitore ex-aequo della Sardegna e a quello della Città di Roma (di questo caso ne abbiamo parlato diffusamente in passato).
La giuria del concorso per il logo dell’Expo, presieduta da Giorgio Armani, era composta da Luisa Bocchietto, Pierluigi Cerri, Gillo Dorfles, Italo Lupi, Marco Piazza, Daniela Piscitelli, Marco Pogliani, Giuseppe Sala, Andrée Ruth Shammah e Ugo Volli.
La giuria ha scelto i due loghi finalisti e il “popolo di internet” ha poi scelto il vincitore votando, non so se il meno peggio, sul sito ufficiale dell’Expo.
Appena visto il logo il mio giudizio è stato subito negativo, leggendo però il nome di Italo Lupi in giuria lo stato del mio giudizio è passato da negativo a dubbioso. Vuoi vedere che mi sono perso qualcosa? Magari sbaglio io.
Il mio rispetto e ammirazione per il lavoro di Lupi si può sintetizzare nella citazione che gli ho dedicato nel post sui 15 grafici più importanti e fondamentali dei nostri 150 anni di Unità.
Era quindi doveroso approfondire. Ho scaricato il bando, l’ho letto, ho rivisto il logo e lo stato del mio giudizio è passato da dubbioso a perplesso.
Apparentemente questo logo non rispetta il concept del bando che dice: “Lo studio di un nuovo marchio/logotipo rappresentativo di una linea grafica che sintetizzi, in maniera chiara, il tema ispirante la manifestazione e che serva come piattaforma di lancio per tutte le attività della Società, con particolare riguardo all’identità ed alla comunicazione. Un marchio/logotipo che deve essere universale, come universale si propone di essere l’Expo; quindi, deve “saper parlare” a tutti, in modo chiaro e coinvolgente, trasferendo un approccio positivo e moderno al grande tema della nutrizione”.
Sul bando si parla di chiarezza, di un marchio/logotipo che “sappia parlare” che evidentemente per i giurati non significa “essere leggibile”.
Alzi la mano chi al primo colpo ha letto 2015 sotto Expo.
Sul bando si chiede, tra le altre cose, “una versione a colori, riportante la scritta EXPO 2015” e “una versione in bianco e nero in riduzione del 50% riportante la scritta EXPO 2015; versatile ed applicabile, mantenendo la sua identità e riconoscibilità su vari materiali e formati che variano dall’immagine coordinata classica (es.: carta intestata, buste, etc.), a format di comunicazione (es.: poster, depliant, web, tv, etc.), a elementi di merchandising (es.: penne, t-shirt, etc.). I materiali sopra elencati hanno carattere meramente esemplificativo ma non esaustivo”.
In teoria quindi questo materiale esiste ed è stato inviato per partecipare al concorso.
Allora io chiedo: Fateci vedere tutto!
Fughiamo ogni dubbio, non diamo modo ai soliti complottisti di diffondere pensieri del tipo “ma figurati se i giurati hanno letto il bando”.
Se i file non sono stati gettati in mare, pubblicate sul sito ufficiale la versione in bianco e nero, la versione “chiara”, dove è possibile leggere EXPO 2015, e tutte le sue applicazioni.
Approfondimenti
Sul caso del logo delle Dolomiti segnalo due interessanti post di Stefano Torregrossa (OniceDesign).
latente
La cosa triste é che expo aveva un logo (uomo vitruviano) ma il fallimento (ebbene si expo é gia fallita una volta) ha fatto si che il logo sia andato perso.
A proposito questo logo mi sembra quei concorsi con il codice segreto da guardare sotto una lente colorata