Luglio 1961. Fu lanciata sul mercato la macchina da scrivere IBM Selectric. Il successo di una notte.
Le vendite nei primi 30 giorni furono superiori alle previsioni che si erano fatte per i primi 6 mesi. Lo stabilimento nel 1 anno dovette costruire 20.000 macchine.
Alla fine del 1961, 80.000 ordini e nei successivi 25 anni furono vendute più di 13 milioni di macchine. Un successo inaspettato per quella che per 25 anni rappresentò la macchina da scrivere da ufficio.
La macchina, progettata da Eliot Noyes che sembrava si fosse ispirato alle scultoree forme della macchina da scrivere Olivetti, consentiva l’uso di font diversi, eliminava il tradizionale ritorno a capo, permetteva di cambiare in corsivo lettere accentate o caratteri tipografici diversi, offriva molti colori e la possibilità di personalizzazione e aumentava notevolmente la velocità di digitazione.
“Il buon design, la chiarezza della forma e l’innovazione – secondo Lee Green vicepresidente brand experience e design strategico di IBM – hanno fatto la fortuna della Selectric” conosciuta come “la macchina con le palline da golf” per la testina a forma di pallina da golf sulla quale erano fissati i caratteri che aveva sostituito le barre metalliche collegate ai tasti che battevano sul nastro inchiostrato.
L’attenzione di Noyes fu sicuramente al design estetico della Selectric che secondo lui doveva essere una macchina da scrivere da tenere in bella vista sulle scrivanie e non nascosta in un cassetto.
La Selectric uscì di produzione nel 1986 e nei suoi 25 anni di carriera divenne un’icona culturale tanto da entrare nella collezione del Museo di Storia del computer ed essere celebrata in una serie di francobolli speciali “Forever” emessi nel mese di lugli dall’ United States Postal Service e progettati dalla figlia di Derroy Noyes. La serie rientra tra i “Pioneers of American Industrial Design pane” con i quali si rende omaggio ai più influenti designer dell’America industriale.
La macchina da scrivere, protagonista di numerosi film e serie tv, divenne il simbolo di tutte le moderne segretarie americane degli anni ’60-70.
Le famose testine sferiche sono diventate gioielli nel lavoro dell’artista di fama internazionale Nancy Worden, i cui pezzi fanno parte delle collezioni del Museum of Fine Arts in Boston, the Seattle Art Museum, the Stedelijk Museum’s-Hertogenbosch.
Viola
Sono felicissima proprietaria di una IBM Selectric beige del 1972 da poco piu’ di qualche giorno, dopo averla ovviamente sempre vista e ammirata in svariati film, non ultimo “Arancia meccanica” di Stanley Kubrick.
Avendo una casa arredata con pezzi anni ’60 e ’70 non poteva mancare e, nonostante abbia bisogno di cure, ho comunque voluto provare a battere qualcosa. Dev’essere stata ferma per parecchio tempo, eppure è veloce, leggera, e la tastiera è davvero moderna: non si avverte quasi la distanza del progetto dalle odierne tastiere per computer, rimaste grossomodo le stesse sin dall’inizio, tasti “estesi” a parte ovviamente.
La mia è il modello “largo”, credo quello piu’ bello e iconico, panciutissimo guscio di alluminio con finitura a buccia d’arancia. Vista da vicino non fa rimpiangere alcuni blasonati modelli meccanici di Olivetti che però, nel settore delle “elettriche” non ha avuto particolari guizzi estetici, almeno a mio parere.
Si può, lavorandoci, non toccare neppure il foglio con le mani: esiste già la tabulazione automatica, il tasto “invio” esegue l’avanzamento del carrello, che puo’ scorrere in avanti anche con il tasto “feed”, per lasciare linee vuote mantenendo il giusto interlinea, la sfera è estraibile anche solo per essere pulita come si deve (niente piu’ accidentali “lettere baffute” sui documenti)
La mia è una prima serie, ma le serie successive hanno avuto la possibilità di collegamento con monitor e l’interfacciamento con i sopraggiunti Computers (la produzione termina nel 1986), divenendo al contempo tastiere e stampanti, pur continuando a fungere da macchine per scrivere.
Un prodotto di qualità insomma, oltre che molto, molto bella. Scrivere su carta con Selectric è come avere una sorta di “Word” analogico, in una macchina che a me ricorda il “Maggiolino” Volkswagen ;D
Ferdinando
Io sono stato un tecnico di macchine per scrivere dal 1971 al 1981 e per me è stato il mestiere più bello che abbia mai fatto ho riparato dal modello a leve al modello a testina rotante non solo IBM ma anche Olivetti, Everest, Adler, Olimpia, dove la manualità era predominante insomma era un mestiere dove il tecnico faceva la differenza. Ora non si ripara più niente… Si sostituisce una scheda e il gioco è fatto…. Quanti ricordi.