In questi giorni è nuovamente partita la campagna organizzata dalla Agenzia delle Entrate e dal Ministero dell’Economia contro l’evasione fiscale, sviluppata dall’agenzia pubblicitaria Saatchi & Saatchi.
La campagna con i due spot televisivi, insieme a due comunicati radio, affissioni nelle principali stazioni ferroviarie italiane e negli aeroporti di Milano e Roma era programmata a partire dal 9 agosto ed è andata avanti per tutto il mese di settembre. In questi giorni è stata reintrodotta in programmazione, in concomitanza con gli ultimi eventi che hanno investito il Bel Paese.
Probabilmente quest’analisi arriva troppo tardi, dato che già nei mesi scorsi uno dei due spot è stato oggetto di critiche e polemiche. Ma dato che è stato riprodotto senza alcuna modifica, riteniamo sia interessante riassumere le critiche e mettere le due comunicazioni a confronto.
Stop a chi vive a spese d’altri
Il primo spot dal titolo «Se», è un’animazione in motion graphic e spiega (a qualche citaddino distratto) l’utilizzo del denaro ricavato dalle tasse: a produrre servizi pubblici, dagli ospedali alle scuole, dalle strade ai parchi, ai trasporti. Ma tutto ciò può avvenire se a pagare le tasse sono tutti.
La headline è: «Se tutti pagano le tasse, le tasse ripagano tutti. Con i servizi».
Si fa leva sul senso civico, si cerca di non demonizzare il pagamento delle imposte assegnandogli un compito positivo e per il bene di tutti, rendere consapevole l’Italiano medio che senza entrate non è possibile fornire servizi pubblici.
Semplice, immediato, efficace… diciamo un «A cosa servono le tasse, for Dummies».
Promosso.
Chi evade le tasse è un parassita social
Il secondo spot, ancora più asciutto e didascalico del primo, mostra una serie di slide con immagini di parassiti in natura, mostrando alla fine un volto di un uomo: l’evasore fiscale come parassita della società, che succhia energie, soldi, risorse e accesso ai servizi pubblici a tutta la collettività, senza contribuire al suo sostentamento.
Come già detto, asciutto e didascalico, ma anche per questo ancora più soggetto a critiche.
Mentre nel primo spot era presente una funzione educativa, che colpiva l’intera sfera sociale italiana (dal dipendente, alla madre di famiglia, pensionato, dirigente, all’imprenditore) perché tutti usufruiscono dei servizi pubblici, e comprendere che il miglioramento di questi ultimi dipende da tutti (indistintamente) aiuta a rafforzare il senso di unità (sociale? nazionale? …).
Nel secondo spot si mostra al microscopio una tipologia di persona che, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti. Non serve uno spot o un microscopio per mettere in evidenza l’esistenza di un tipo di parassita sociale, quando i giornali ci raccontano quotidianamente di privilegi, furbetti e poveracci con fortune all’estero.
Alla luce degli ultimi eventi, accaduti in questi ultimi mesi, mi chiedo se era proprio il caso di ripresentare anche questo secondo spot, da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Mentre il primo educa, il secondo sembra una presa in giro.
Voi che ne pensate?