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Cosa ti sei messo in testa? Cappelli in crochet

Indossare un cappello è comunque compiere una scelta, ed esprimere una parte della propria personalità, dire chi si è al mondo esterno. Soprattutto quando il cappello ha anche il suo nome…

Parliamo di Capplè, il progetto nato dalla passione di Elisa Savi Ovadia, ex stilista di moda attualmente costumista teatrale ed Elena Masut, modista e amica di sempre. Cappelli in crochet, fatti a mano, in filati pregiati, cachemire, alpaca, merinos, angora e adornati di bottoni, fibbie e tessuti vintage cercati uno a uno nei mercatini dell’antiquariato. Hanno fogge che ricordano i veri cappelli di modisteria, in particolare i modelli degli anni 20-30, con una forma capace di dare personalità e stile a chi li indossa. Sono pezzi unici, retro, che coniugano la portabilità necessaria con l’originalità e con la ricerca iconografica sulla storia del cappello e sui materiali.

Il nome Capplè, nasce per caso, quando un giorno le due amiche, in visita al Museo del cappello Borsalino ad Alessandria,  leggono sul catalogo una frase che la mamma di Borsalino, sig.ra Rosa Veglio, disse a lui, probabilmente un ragazzo un po’ fannullone: Tì at devi a fé el capplé almen at sbrai cui ié la testa” ovvero “devi metterti a fare il cappellaio, almeno saprai che esiste la testa!”

Così trovato il nome, inizia la storia di una collezione fatta di passione, fantasia, arte, autenticità, tradizione e made in Italy… quello vero!

 

Laurea in giurisprudenza, Master in Management della Cultura, Master in Comunicazione d’Impresa e corso di specializzazione per Addetto Stampa. Ha lavorato nella comunicazione di festival e rassegne culturali tra cui I Concerti nel Parco, Passeggiate Romane, Enzimi. Ha ideato e diretto il festival Il Lusso Essenziale, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura di Roma.

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