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Evgen Bav?ar a Roma

Come le immagini del cielo di Stieglitz, Equivalenti, che, private del suolo, perdono il loro fondamento, così le immagini di Evgen Bav?ar, private della vista dell’autore, perdono il confine netto del fotografico. Sono il prodotto di una sinestesia dell’autore, che per realizzarle si serve di tutti gli altri sensi a sua disposizione, tranne, ovviamente, la vista. 

Ossimoro vivente, Evgen Bav?ar espone al Museo di Roma in Trastevere fino al 25 marzo 2012.

La mostra Il buio è uno spazio, promossa da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico -Sovraintendenza ai Beni culturali, è curata da Erica Viganò e organizzata da Admira in collaborazione con la Galerie Esther Woerdehoff di Parigi e supportata da Zétema Progetto Cultura.

Vera e propria sfida al limite fisico della cecità, le sue immagini sono evocative e provocative nei confronti dello spettatore. Che per una volta deve lasciare a casa la sua curiosità sul “come” per un più intelligente “perché”: “Mi dovete chiedere non come, ma perché fotografo. Scatto in rapporto ai rumori, ai profumi e soprattutto in relazione alla mia esperienza della luce. Poi scelgo le mie foto facendomi consigliare da amici con lo sguardo libero da ossessioni personali”, dichiara spesso l’autore. Autore nonostante manchino visione e scelta, che sembrerebbero due categorie imprescindibili della fotografia. Ma grazie alla sua forza mentale e alla sua specificità, Bav?ar riesce ad andare oltre e sorpassarle, mantenendo una autorialità che spesso difetta in giovani fotografi alle prime armi, dotati di vista ma non di discernimento: “Non mi definisco un fotografo tradizionale, mi definisco piuttosto artista concettuale. Le mie fotografie esistono in uno spazio particolare: nelle mie gallerie interiori che visito spesso grazie all’aiuto del mio terzo occhio”.

Le immagini che ci regala sono un estremo atto d’amore per la luce, quella che gli appartiene nel suo spazio mentale del ricordo: fino a 12 anni lui vedeva e correva come tutti noi. Poi due sfortunati incidenti, un gioco e una bomba, gli hanno tolto la luce e nel tempo lui l’ha conservata e riproposta agli spettatori delle sue opere. 

Nato in Slovenia nel 1946, vive a Parigi e parla 5 lingue, è laureato in filosofia estetica ed è ricercatore del CNR francese oltre che conferenziere internazionale, scrittore, poeta e conduttore radiofonico. Persone con tutti i sensi all’attivo si vanterebbero di una sola di queste cose. Lui è tutto questo ed anche artista, oltre che portatore sano di quella intelligenza estrema che gli permette di comunicare efficacemente esponendo sé stesso agli occhi dell’altro.

Secondo la saggezza buddista, testimoniare il rispetto nei riguardi di una persona si traduce nel ritardare il più possibile il momento in cui si posa il proprio sguardo fisico su quest’ultima. Il mio sguardo sarà sempre assolutamente ultimo, e in questo vi esprimo il mio più grande rispetto” ha scritto in occasione di questa sua mostra a Roma.

Se “il cuore è il giudice assoluto” fatevi trasportare dalle sue immagini nel suo universo: il vostro cuore, per una volta in una mostra fotografica, avrà la meglio sulla vostra vista e i suoi giochi di luce sui corpi nudi diventeranno lettere d’amore indirizzate a voi. 

approfondimenti

Evgen Bav?ar. Il buio è uno spazio
19 Gennaio – 25 Marzo 2012
Museo di Roma in Trastevere – Piazza Sant’Egidio 1/b – 00153 Roma
Dettagli evento – museodiromaintrastevere.it

Scrive di cinema, arte contemporanea e fotografia, ama il design e la storia, la filosofia e la politica. Dai film di Quentin Tarantino alle poesie di Doroty Parker, dai fumetti di Neil Gaiman ai libri di Umberto Eco, dalle opere di Damien Hirst alle analisi di Susan Sontag, ama contemporaneamente il passato e il futuro, mescolare l’alto col basso e divertendosi nel farlo. Ha capito due cose: quello che ricerca è il multiforme, e i “confini” non sono inviolabili.

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