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Il guerrilla knitting di Magda Sayeg

Guerrilla knittingurban knitting o yarn bombing ovvero la pratica di rivestire di maglia gli spazi urbani.
Sono tanti i collettivi di knitters che in tutto il mondo trasformano con il colore della lana il grigiore delle città, regalando nuova vita a spazi dimenticati e abbandonati o reinterpretando in modo molto contemporaneo monumenti e palazzi storici.
Il knitting in questi ultimi anni si sta affermando come nuovo linguaggio culturale riconosciuto nel design, nell’architettura, nella moda e nell’arte. Forma di “attivismo” femminile negli spazi pubblici.
Massima espressione del movimento sempre più in crescita del do-it-yourself.

 

Le gang des Tricoteuses en action dans Paris

 

E così una delle più antiche arti domestiche oggi affascina le giovani generazioni, che riscoprono nell’artigianalità e nell’autenticità del saper fare delle nostre nonne, i valori per costruire una nuova quotidianità.
Il fare la maglia – con le sue due anime di scelta e necessità – può diventare una chiave di lettura dell’evoluzione di una donna che oggi sceglie la new domesticity come stile di vita e di pensiero consapevole.

Le arti domestiche non sono più come recitava la Grande Enciclopedia della Donna “le regole di come una perfetta donna di casa deve essere preparata in materia di cucina e organizzazione domestica per avere sempre una casa a regola d’arte” ma un forte strumento di emancipazione che unisce tutte quelle donne che scelgono di vivere in maniera sostenibile.

Il knitting esce dalle case e scende nelle strade, che cambiano fisionomia sotto i colpi degli uncinetti e dei ferri delle diverse crew di knitters. Sono installazioni, azioni di guerrilla o semplici tag. Ogni gruppo ha la sua firma ormai ben riconscibile.

Vorremmo aprire la rubrica dedicata ai volti e alle esperienze della knitting art internazionale, con questa intervista a Magda Sayeg , considerata la madre dello yarn bombing e realizzata durante il suo intervento romano per il nostro festival Il Lusso Essenziale.

magda-tra-i-cuscini

Tutto comincia da un filo, uno per avvolgere e uno per legare.
Com’è il filo di Magda?
Il mio filo è fatto di luce, risate, amore, dolore, piacere, musica e vecchi film….tenuti insieme dal senso del colore, del tempo e dello spazio.

Quanta lana c’è nella tua vita?
Considerando la mia precedente risposta… MOLTI MA MOLTI CHILI!

Quanta lana occorre per ricoprire le città? Quanto tempo ci vuole? Quante ore al giorno lavora?
Qualche volta non si tratta della presenza reale del filo di lana ma di un’idea che possa ricoprire una città. Posso lavorare un mese su un pezzo molto piccolo e particolare legato al concetto di arte, tradizione ed elaborazione. Ho lavorato mesi su alcuni pezzi che hanno trasformato un intero isolato coinvolgendo tutta la sua comunità. Però potrei lavorare un’ora su un video che proietta l’immagine di un lavoro fatto a maglia su un grattacielo che potrebbe sottolineare l’assurdità del nostro ambiente così costruito o l’effetto del materiale che prende una nuova forma.

“1% di ispirazione e 99% di fatica” è la formula di Thomas Edison, qual è invece quella di Magda?
Un famoso cantante di musica country una volta disse: “Quello che rende grande una canzone sono tre corde e la verità”. Questo vale per l’arte. Ci sono progetti che implicano tempo e fatica ma la cosa più importante è la capacità di ciascun progetto di mettersi in comunicazione con gli spettatori e dare loro la possibilità di stimolare un’azione. Non è importante quanto io lavori su un progetto ma quanto un pezzo riesca a comunicare un’idea.

Da dove trai ispirazione?
Dal desiderio di cambiare ciò che sono costretta a vedere tutti i giorni. Si può scegliere la musica, il cibo, i vestiti, gli amici ma quando si tratta di urbanistica, architettura e pubblicità, ci si rende conto che si ha ben poco controllo.

Sei stata spesso stata definita come una “magliaia guerrigliera”; io non condivido questa definizione. Preferisco considerarti una “artigiana”  – per usare le parole del famoso sociologo americano Richard Sennett. Rivesti con la maglia gli spazi della città in modo da suggerire una diversa interpretazione, una storia di un moderno artigianato, il lavoro manuale che diventa arte innovativa. Tu  in quanto artista, che rapporto ha con la materia e i colori?
Il lavoro a maglia e la storia dei tessuti mette in comunicazione gli uni con gli altri, rappresentano una parte significativa di ciascuna cultura. I tessuti identificano una cultura così come la sua architettura, la sua musica, il suo cibo e la sua letteratura.

Secondo Richard Sennett, nei lavori tecnici, all’inizio l’intuizione soffre un po’ a causa dei limiti di uno specifico attrezzo o al contrario a causa del fatto che l’artigiano intuisce le potenzialità non ancora sfruttate dell’attrezzo stesso. Qual è il rapporto emotivo che hai con i tuoi attrezzi?
All’inizio i miei unici attrezzi erano i ferri per il lavoro a maglia. Man mano che i progetti diventavano sempre più grandi mi resi conto che non era umanamente possibile usare solo i ferri. Non sopportavo l’idea di dover rifiutare dei progetti incredibili solo per la mia incapacità nel riuscire a gestirli ma, ero comunque restia ad usare il telaio. All’inizio avevo come la sensazione che la soluzione non stesse in piedi. Ero preoccupata che avrebbe potuto togliere sincerità al mio lavoro, ma ora adoro questo macchinario! Il legame che ho ora con il telaio è intimo tanto quanto quello che ho con i ferri. Tocco ogni pezzo di filo che passa attraverso il telaio. Controllo i colori, la tensione, la grandezza così come faccio con i ferri per il lavoro a maglia. Avevo bisogno di instaurare un legame intimo con il macchinario in quanto si tratta di un elemento essenziale per il mio lavoro come per il lavoro di chiunque.

Cosa significa dedicarsi al lavoro manuale?
Lavorare con le proprie mani ha in sé un aspetto particolarmente umanizzante. I progressi tecnologici hanno escluso le mani da tutto ciò che facciamo. Quando leggo le lettere dei miei nonni l’emozione delle loro parole traspare dallo stile della loro calligrafia. I telefoni hanno eliminato l’uso delle mani. Le email e gli sms hanno eliminato il tono della voce. Oggi tutti noi diamo per scontato le mani. Ma non dovrebbero servire solo a reggere il telecomando o ad afferrare il telefono. Siamo molto più in contatto con un prodotto se questo è stato fatto con le nostre mani. Si conosce meglio una pianta se la si fa crescere da un seme piuttosto che andarla a comprare direttamente in negozio. Tutto questo genera anche una creatività spontanea. La vita è piena di errori al contrario dell’impenetrabile mondo della tecnologia e dei computer. Sono proprio questi errori che ci fanno vedere che noi siamo esseri umani. Si crea una correlazione con questi errori perché noi, in essi, ci vediamo la qualità umana. Il mio lavoro mi mette in comunicazione con il processo umano e si confronta con gli aspetti prodotti in serie e disumanizzanti dell’ambiente urbano.

Nel tuo lavoro, cosa conta di più, il ragionamento o il sentimento?
Il sentimento viene prima. La parte più razionale varia a seconda del luogo in cui si trova l’istallazione. Non possiamo solo pensare con il cuore ma nemmeno pensare solo con la testa. Bisogna trovare un equilibrio fra le due cose e tutti noi lo cerchiamo.

Richard Sennett dice che il modello di un artigiano del passato ci insegna una cosa importante: il senso del tempo. Nell’antichità per diventare maestri occorrevano anni. Cosa rappresenta il tempo per Magda? Qual è la sua importanza?
Nel mio lavoro l’esperienza tecnica conta ma non c’è solo quella. Si tratta anche di acquisire potere non solo a livello personale ma anche a un più esteso livello sociale di interazione con il proprio ambiente.

L’artigiano lavora nel suo laboratorio. Magda ha un suo laboratorio? Com’è il laboratorio di una persona che lavora a maglia?
Il mio laboratorio è casa mia, il mio divano, il mio letto. Coinvolge tutta la famiglia. La mia casa si trasforma in un posto pieno di fili, colorato e caotico, dove c’è musica e podcast e il mio bulldog.

Con i tuoi interventi ridefinisci gli spazi della città e apri la ricerca artistica a un nuovo pubblico e a nuove discussioni. Come reagisce la gente a queste istallazioni di arte pubblica?
La gente sorride sempre e poi desidera toccare. Nei musei è vietato toccare, non ho mai visto un bambino o un adulto che volessero abbracciare un segnale stradale o un cancello di cemento. Ci si trova davanti a tutto un mondo di nuove possibilità quando la cosa ordinaria diventa animata e ispira qualcuno ad agire, sia se loro scelgono di riprodurre la stessa cosa sia se loro vedono in modo diverso le cose che li circondano.

Il lusso essenziale è riscoprire la straordinarietà del quotidiano. Vivere a assaporare il piacere di vivere attraverso nuove esperienze di autenticità. Qual è il lusso essenziale per Magda?
Vedere la reazione della gente di fronte ai miei lavori senza badare alla loro cultura, religione, etnicità, razza, sesso, età….lavorare a maglia è sempre stato associato alle donne e l’arte di strada è stata prerogativa degli uomini. Mi piace molto mettere in discussione questi presupposti. Continuo a contestare ogni idea preconcetta su chi siamo, su cosa dovremmo fare e a cosa dovremmo credere.

Laurea in giurisprudenza, Master in Management della Cultura, Master in Comunicazione d’Impresa e corso di specializzazione per Addetto Stampa. Ha lavorato nella comunicazione di festival e rassegne culturali tra cui I Concerti nel Parco, Passeggiate Romane, Enzimi. Ha ideato e diretto il festival Il Lusso Essenziale, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura di Roma.

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