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5 cose che un comunicatore moderno deve imparare

Cheerful smiling child at the blackboard. – © yuryimaging – Fotolia.com

Nel corso della mia carriera mi sono spesso ritrovata nel ruolo di anello di congiunzione fra diverse realtà, come una persona spesso a cavallo fra varie situazioni, che si ritrova sempre a fare da interprete fra mondi solo apparentemente distanti e incompatibili, ma che parlano lo stesso linguaggio senza saperlo.

Quando mi sono ritrovata a fare da interprete fra la vecchia classe creativa (Art & Copy concentrati maggiormente sulla carta e il mainstream) e la nuova (dedicata quasi esclusivamente a Internet), mi sono scontrata per l’ennesima volta con la sordità delle due parti, e il dover spiegare nuovamente che il contenuto era identico, ma cambiavano solo gli strumenti e il modo di utilizzarli.

Da qui nacque l’esigenze di staccarmi dai quei due mondi, e di creare questo blog/magazine, per tentare di tradurre, spiegare, condividere questa (per me ovvia) realtà.

Il titolo originale è 5 cose che un giornalista moderno deve imparare, preso da un articolo illuminante pubblicato oggi da Giuseppe Granieri.

Mi sono permessa di parafrasarlo, sostituendo la parola giornalista con comunicatore, perché queste 5 regole, elencate nella sua lunga analisi, sono valide non solo per la professione di cui sopra, ma per tutti i professionisti che operano nel mondo della comunicazione. E dicono, in maniera più precisa ed esaustiva, quello che stavo cercando di comunicare in questi ultimi anni.

Di seguito il sunto dei 5 punti, con le frasi a mio avviso più significative.

  1. Grammatica del digitale
    […] il digitale semplicemente non funziona con le regole della stampa e dei mass media: ha le sue.
    Dall’altro la comprensione di queste «nuove regole» non è ancora ben codificata nella nostra società.
    Ma le regole del digitale vanno guardate con umiltà: non sono tecnicaglie per tipi strambi appassionati di computer. Sono, piuttosto, le regole con cui sta cominciando a funzionare la nostra cultura contemporanea.
  2. L’ecosistema dell’informazione
    È una diretta conseguenza del punto uno. Da sempre, nella storia, l’uomo cerca di usare i nuovi strumenti con l’esperienza accumulata e con le regole degli strumenti che aveva prima. Poi, con il tempo, si impara a «pensare i nuovi strumenti» con la loro nuova logica. La buona notizia è che iniziamo a rendercene conto. La cattiva è che sta accadendo tutto molto in fretta.
  3. Le parti nuove del mestiere
    «Nel mondo della stampa quello che contava molto era la capacità di scrivere bene. Nei media digitali la cosa più importante è essere visibili». E non vale solo per le unità di contenuto. Vale soprattutto per il giornalista, che deve «esserci» e saper usare bene la rete per costruire relazioni, per partecipare al grande gioco dell’informazione, per essere riconosciuto dai propri lettori.
  4. Gli Strumenti
    Vale la pena di ripescare la vecchia battuta: «Se il tuo unico strumento è un martello tutti i tuoi problemi assomiglieranno a chiodi da battere». Spesso anche solo conoscere uno strumento nuovo ci apre la possibilità di immaginare un modo più efficace per fare le cose.
  5. Mentalità
    L’errore più frequente è quello di disinteressarci al cambiamento, o di trascurarlo, o di considerarlo non importante.
    Ma questo è un atteggiamento che di solito usiamo quando non capiamo qualcosa fino in fondo.

 

Detto questo, vi invito a leggere l’articolo originale, più articolato della sintesi che ne ho fatto io.
E magari a rifletterci insieme.

 

[ foto © yuryimaging – Fotolia.com ]

Art Director, Web Editor, New Media Consultant. Alleva sampietrini, coltiva gatti sul tetto di casa, e beve caffè solo per il gusto di fotografarlo. Ideatrice nonché direttore editoriale di Glypho e Tiragraffi, The Reservoir Blogs, CafeXperiment e Presidente dell'Associazione Culturale Sampietrino.

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