Michael Mapes è nato a Fort Knox, nel Kentucky e in seguito si è trasferito nell’Illinois e della sua prima vacanza ricorda che passava le ore a guardare gli aerei atterrare e partire dal St. Louis Airport.
Decide di non studiare arte, e si butta sul graphic design, e vende tshirt da lui ideate con grafiche quali escrementi di uccelli e macchie di vino rosso da anni.
Ora che è di stanza a New York si diverte a tagliare le foto in mille parti e a ricreare l’immagine frammentata in box, sacchetti di plastica, teche, gelatine o con le puntine come si fa con le collezioni di insetti.
Quello di Michael Mapes nella serie Specimen è un lavoro certosino (e in un certo senso anche macabro). Le sue opere ospitano migliaia di singoli parti, costituite da fotografie sezionate e da “DNA biografico” come lo definisce l’artista, una raccolta di cose come capelli, unghie, trucchi, profumi, ciglia, impronte digitali, cibo, elementi botanici, campioni di tessuto, immondizia, biglietti scritti a mano e il respiro .
I ritratti vengono sezionati in tante parti, e raccolti in box di campioni contenuti dentro fiale, provette scientifiche e sacchetti di plastica, quando non sono tenuti fermi da spilli.
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