Ieri, 6 maggio 2013, ha debuttato sui Rai Uno la nuova versione di Carosello, il tanto amato contenitore di pubblicità che ha raccontato e segnato la storia del costume italiano degli anni ’60 e ’70.
Devo ammetterlo, ho accolto la notizia con grande gioia e una enorme aspettativa: non solo come nostalgica, ma anche come professionista del settore. Mi chiedevo se avessero riproposto i vecchi e adorabili spot (che chiamarli spot è riduttivo) oppure avrebbero riproposto in chiave moderna le atmosfere e le mini storie diventate un cult. Mi chiedevo, insomma, come i grandi brand avrebbero affrontato questa sfida.
Rivedere Jo Condor è stato commovente. Ma per il resto?
La Nutella Ferrero (Publiregia) ha brutalmente incollato il suo ultimo spot a quello storico, sfruttando il bianconero; la Conad (Aldo Biasi Comunicazione) ha riproposto la camminata del capofamiglia, che esce di casa nel cuore della notte per controllare la freschezza, ma in versione extended; ringraziamo la Wind (Verba) che ci ha risparmiato Aldo Giovanni e Giacomo per 70 secondi consecutivi; e l’Eni (con TBWA\Italia) è stata forse l’unica che abbia cercato di costruire una storia inedita intorno al suo prodotto.
Il punto è proprio questo: in quasi tutti gli spot manca la narrazione, quella che oggi viene chiamata lo storytelling.
E’ tutto ancora troppo concentrato sul prodotto, e quasi tutti e 4 i mini-film parlano al consumatore, non per il consumatore.
Le mini storie non sono tanto differenti dai classici spot da 15 o 30 secondi, anzi Nutella e Conad neanche si sono impegnati a proporre qualcosa di inedito (oltre che creativo) degno di un contenitore di pregio come dovrebbe essere Carosello.
E la mancanza di caratterizzazione è stata evidente quando, in apertura e chiusura sono andati in rotazione altri spot standard: a parte la sigla qualcuno di voi ha notato differenze?
«È la più grande presa in giro del mondo, me lo aspettavo, ma non fino a questo punto» ha affermato Bruno Bozzetto, indiscusso maestro dell’animazione, la stessa che caratterizzò l’epoca d’oro di Carosello. Un giudizio duro, ma condiviso da molti.
Io mi sento di dare ancora una seconda possibilità prima di un giudizio così lapidario. E nell’attesa di vedere i mini film sul sito della Rai (qui una piccola anticipazione) mi auguro che per le prossime settimane la qualità aumenti, sperando che la Rai non preferisca immolare definitivamente la memoria storica di Carosello sull’altare del sacro marketing.
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Tutti gli spot di lunedì 6 maggio 2013
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