Uno spot, un piccolo corto d’autore dal gusto cinematografico, dove il protagonista non è il prodotto: dopo essersi concentrata su concetti quali trasparenza, chiarezza e semplicità, Wind compie un altro passo con il concetto di vicinanza.
La tecnologia ci ha avvicinato. Comunicare è sempre più semplice e sempre più veloce. Ma ci sono occasioni in cui gli uomini e le donne hanno e avranno sempre bisogno di incontrarsi e comunicare così, uno di fronte all’altro.
Il video racconta una storia in cui tutti si possono immedesimare. Un rapporto tra padre e figlio, fatto di gioco, amore, crescita, di prime incomprensioni, del distacco fino al ritorno, alla ricerca delle proprie origini. Un percorso che ognuno di noi ha vissuto e che emoziona proprio per l’empatia che riesce a suscitare.
Al centro di tutto è l’influenza della tecnologia sulla comunicazione, tema di grande attualità: quanto le nuove tecnologie – sempre più pervasive nelle vite e negli affetti delle persone – ci avvicinano e quanto invece ci allontanano?
In questo spot Wind prende una posizione, che in qualche modo sorprende: dà enfasi all’incontro, alla fisicità, a discapito (forse?) del mezzo tecnologico che essa stessa offre e promuove. Una conclusione a cui stanno arrivando in molti: l’uso della tecnologia ci fa apprezzare ciò che conta davvero.
E in qualche modo il payoff lo conferma.
“A volte, per comunicare davvero, la tecnologia non è tutto.”
Per questo corto di 4 minuti, Wind ha scelto come canale di distribuzione esclusivamente il web: un’esplorazione di nuovi e più vasti territori rispetto a quelli offerti dalla tv, una ricerca di nuovi punti di contatto con un pubblico più giovane e in qualche modo più attento al concetto di base della storia: la comunicazione, da quella tecnologica a quella “reale”.
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Il regista del cortometraggio è Giuseppe Capotondi, che comincia la sua carriera come fotografo per poi passare alla regia. Ha girato videoclip per numerosi artisti internazionali, tra i quali Skunk Anansie, Natalie Imbruglia, Keane e Outkast. Il suo primo lungometraggio, “La doppia ora”, in competizione al festival del cinema di Venezia, ha ottenuto la Coppa Volpi alla migliore interpretazione femminile ed è attualmente in lavorazione il suo remake americano.