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Pina Maisano Grassi, Rita Borsellino, Maria Maniscalco

Le donne del digiuno contro la mafia. Fotografie di Francesco Francaviglia

Nell’estate del 1992, un paio di mesi dopo la strage di Capaci e a poche ore da quella di via D’Amelio in cui persero la vita i giudici Falcone e Borsellino e gli agenti della scorta, un gruppo di donne sentì la necessità di reagire. L’azione simbolica a cui diedero vita fu un digiuno nella piazza principale di Palermo, un atto che ancora oggi colpisce per il suo coraggio. Ventidue anni dopo quelle donne, alcune al tempo ragazze, “si ritrovano” nella mostra dal titolo “Le donne del digiuno contro la mafia”, ospitata nelle suggestive sale del MAF.

 

Pina Maisano Grassi, Rita Borsellino, Maria Maniscalco

Pina Maisano Grassi, Rita Borsellino, Maria Maniscalco
 

La mostra è costituita da 31 ritratti realizzati dal fotografo Francesco Francaviglia. Sono i volti delle “Donne del Digiuno”, quelle donne che nel 1992 scesero in piazza «per infrangere il silenzio e l’omertà» e iniziarono la loro personalissima protesta – un digiuno per gridare la «fame di giustizia»– chiedendo le dimissioni dei più alti vertici dello Stato italiano. Di uno Stato che si era dimostrato incapace di difendere i suoi uomini migliori, impegnati a combattere una lotta impari nel tentativo di debellare quelle insidie mafiose che della nostra Repubblica stavano minando le fondamenta, i principi più nobili, le sue istituzioni. La «scia di sangue» di quell’estate siciliana non si interruppe e fra il 1993 e il 1994 risalì la penisola (da Roma a Firenze, a Milano e poi, ancora, a Roma) colpendo con ferocia e mortalmente «luoghi simbolo della nazione», lasciando un tragico bilancio di vittime e seminando nuovamente sgomento e terrore.

Le donne del digiuno contro la mafia. Fotografie di Francesco FrancavigliaI volti ritratti da Francesco Francaviglia sono quelli di donne coraggiose che disprezzando il male, compreso quello che poteva ritorcersi contro di loro, si schierarono a viso aperto contro la criminalità empia e brutale che insanguinava -e tuttora insanguina- quella stagione. Volti che il trascorrere del tempo ha solcato di rughe ma ha lasciato belli, ricchi di una fierezza antica, fisionomie ineluttabilmente mutate che però conservano intatta l’audacia, la ribellione, la resistenza.
Alcuni di quei volti sono di persone note. C’è Pina Maisano Grassi, moglie di Libero, l’imprenditore ucciso per essersi ribellato al pizzo, ci sono Simona Mafai, storica capogruppo comunale del Pci, la fotografa Letizia Battaglia e l’ex sindaco di San Giuseppe Jato, Maria Maniscalco. C’è Michela Buscemi, nota per essersi costituita parte civile al maxiprocesso del 1985 dopo l’assassinio dei suoi due fratelli, e ci sono Luisa Morgantini, ex vice presidente del Parlamento Europeo, e la cantante Giovanna Marini, giunte da Roma per partecipare all’iniziativa delle palermitane.
Altre sono effigi di donne che hanno continuato la loro resistenza nella classe di una scuola, in un ufficio della Regione, in un quartiere difficile come quello dello Zen: Bice Salatiello, Virginia Dessy, Anna Puglisi.

La mostra è curata da Tiziana Faraoni, photoeditor de L’Espresso, ed è accompagnata da un audioproject firmato da Giuditta Perriera in cui ritornano le voci del passato: frammenti di telegiornali, le interviste a Falcone e Borsellino, le testimonianze di quei pentiti che azionarono i radiocomandi degli esplosivi.
Per l’occasione è stato realizzato il libro-catalogo “Le Donne del Digiuno” a cura di Marco Delogu, edizioni Postcart (2014) dove trovano spazio i contributi di Pietro Grasso, Presidente del Senato, Leoluca Orlando, Sindaco di Palermo, Franca Imbergamo, Magistrato della Procura Nazionale Antimafia, Antonio Natali, Direttore della Galleria degli Uffizi, Letizia Battaglia, fotografa, Salvo Palazzolo, giornalista de La Repubblica, e le testimonianze delle donne ritratte.

Promossa dal Comune di Forlimpopoli, di concerto con il Presidio Libera “Giuseppe Letizia” e il Museo archeologico “Tobia Aldini”, la mostra è sostenuta da Istituto per i Beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia Romagna in collaborazione con Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Emilia Romagna, Fondazione RavennAntica – Parco Archeologico di Classe e FIAF – Federazione Italiana Associazioni Fotografiche – Delegazione di Forlì-Cesena

Data la valenza educativa e formativa dell’iniziativa, si intende rivolgere particolare attenzione ai giovani, proponendo percorsi che si terranno per tutto il periodo di apertura della mostra, con visite guidate gratuite a cura di “RavennAntica” destinate a docenti e studenti delle scuole di ogni ordine e grado della città e del territorio.

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