I tableaux vivant di Matteo Bosi nella mostra “Prima del Silenzio” a Cesena
Italo Calvino spiegava, nelle sue Lezioni americane, che con i miti bisogna andarci piano in modo da interpretarli nei loro minimi dettagli per capirne il vero significato. Nella lezione intitolata Leggerezza, Calvino cita il mito di Perseo che uccide Medusa, decapitandola. Risulta noto che, per uccidere Medusa, Perseo deve evitare di fissarla negli occhi, altrimenti sarà trasformato in una statua di pietra, allora la guarda indirettamente, attraverso il riflesso dello scudo, e così la sconfigge.
È la dimensione unicamente estatica, quasi mistica il tema su cui è allestita la mostra dell’artista italiano Matteo Bosi Prima del Silenzio, all’interno della Galleria Comunale d’Arte di Palazzo del Ridotto a Cesena, inauguarata sabato 21 novembre 2015 alle 17.00.
Matteo Bosi è, da sempre, in cerca di quelle costruzioni, di quei ponti e di quei legami fra le stesse, più o meno misterici, o immaginifici, in cui ci troviamo a immergerci o da cui emergiamo.
Le opere, in mostra fino al 2 dicembre, nascono da una “raffinata elaborazione fotografica al fine di creare dei veri e propri tableau vivant”. Egli da sempre lavora con una ricchezza di visioni simbolico-naturaliste che lo portano, come afferma Gian Ruggero Manzoni nella prefazione del catalogo, verso uno studio approfondito delle dinamiche che rendono icona, a volte erotica a volte mistica, il corpo umano.
Inoltre, la stessa contestualizzazione dei personaggi da lui rappresentati, diviene un caleidoscopio di tutto ciò che è stato, che è e che sarà nostro bagaglio intellettuale ed esperienziale, trovando, nell’abbattimento delle porte temporali, un unicum spaziale di forte impatto emotivo, sensuale, passionale, seducente (… in cui la stasi diventa componente prima al fine di descrivere uno stato).
“Egli è pittore digitale di estrema eleganza e induttore di sensualità da tempo giunto a formulazioni di grande impatto emozionale. Bosi racconta di sé tramite le dinamiche del corpo e del gesto. ‘Incastro’ alchemico – quindi amalgama – fra ciò che è uno degli strumenti che ha sancito il moderno (cioè la fotografia) e l’architettura armonica del quadro, anch’essa caratterizzante la sapienzialità dei maestri del passato.
La dichiarazione di poetica di Bosi è più che manifesta: esiste ancora una possibilità per la bellezza – o, meglio – esiste ancora una possibilità per la ‘natura’ della bellezza. In un momento in cui la fotografia viene spesso usata in accezione stranita e straniante, cioè in maniera distaccata, o fredda, il nostro artista la elabora e la riconduce alla carne e al sangue. Assembla, ritocca (anche a mano), formula un atto di ‘grazia’. Nega la volgarità e lo spettacolare per abbandonarsi alla suggestione. E’ una ‘preghiera’ del corpo, la sua. Un sancire, paganamente, l’aspetto divino e, nel contempo, naturale dell’uomo, rendendo l’opera finemente religiosa”.
Il corpo, esteticamente ricercato nella sua funzione e nei suoi decori, risulta metafora di un pensiero oltremodo articolato, minuzioso, profondo, perché simbolicamente liberato dall’oscuro che ci ingenera l’ignoto. Perciò il linguaggio usato da Matteo Bosi poggia su delle componenti che di continuo ci suggeriscono che coi grandi miti del passato, come con quelli del presente, e con quelli che sanciranno il nostro futuro, è sempre consigliabile andare oltre (cioè superare) il senso letterale, il possibile primo rimando, l’impatto viscerale, la suggestione del momento e del visibile, per riuscire a intravedere un messaggio etico che sovrasta il rappresentato stesso, così da perdersi in un continuo oltre scaturito dal concettuale, dallo speculativo, da un pensiero ideale che non avrà mai fine, non avrà mai morte.
Matteo Bosi intraprende, nel 1985, un lungo percorso artistico caratterizzato da una continua sperimentazione che lo porta ad utilizzare molteplici strumenti espressivi; dalla ceramica alla pittura, dalla fotografia alle tecniche digitali. Il tema ricorrente di Bosi è il corpo con le sue continue mutazioni. La drammaticità e la sensualità del suo lavoro sembra spingerlo ad entrare dentro la natura stessa della carne. Corpi “contenitori di pensieri” icone fiere della loro inequivocabile e provocatoria diversità.
Matteo Bosi. “Prima del Silenzio”, monografica.
Galleria comunale d’arte, Palazzo del Ridotto – Cesena
Dal 21 novembre al 2 dicembre 2015