763 artisti visivi impegnati a confrontarsi con l’utilizzo del supporto carta nello spazio urbano: questo il numero complessivo – mai raggiunto fin’ora – degli autori coinvolti nella quarta edizione di Cheap, festival di street poster art in programma a Bologna dall’1 all’8 maggio 2016 e realizzato grazie al supporto del Comune di Bologna.
In assoluta continuità con le precedenti edizioni, non cambia la collaudata struttura portante su cui Cheap si interpola. Anche quest’anno, infatti, l’organizzazione del Festival ha scelto e invitato 5 street artist internazionali, proponendo loro di realizzare un progetto site specific su muri di grandi dimensioni nei quartieri San Vitale, San Donato, Porto e Navile.
In parallelo, illustratori, fotografi e grafici sono stati chiamati a interpretare liberamente il tema proposto dalla Call for Artist 2016. Lanciata come di consueto a gennaio dal sito del Festival, quest’ultima è intesa come un invito a collaborare – attraverso uno strumento partecipativo e il più possibile aperto – alla riappropriazione collettiva di spazi affissivi in disuso collocati in centro storico e concessi dal Comune di Bologna attraverso una convenzione con l’Area Cultura e Rapporti con l’Università.
A corollario di questo duplice nucleo centrale, per il secondo anno consecutivo verrà proposta un’installazione indoor realizzata a quattro mani interamente in carta, mentre, per la prima volta in assoluto, via Indipendenza ospiterà un’installazione collettiva di poster art che vede il coinvolgimento di 25 diversi artisti visivi tra illustratori e street artist, che sono stati invitati dall’organizzazione del festival a realizzare ciascuno un’opera che verrà affissa nelle altrettante ex tabelle affissive che ritmano i portici della centralissima strada.
Main artist 2016: Mentalgassi, Sbagliato, Andreco, Carne, Leo & Pipo
Tre italiani e due europei, i Main Artist invitati alla quarta edizione di Cheap Festival condividono una predilezione esclusiva o comunque importante per l’utilizzo del supporto carta, declinato utilizzando le tecniche più diverse: dalla pittura alla stampa, fino ad arrivare alla fotografia, che quest’anno rappresenta in effetti il linguaggio d’elezione utilizzato da ben tre street artist su un totale di cinque.
Complessivamente, i Main Artist lavoreranno su muri compresi nei quattro quartieri in cui Cheap interviene fin dalla sua prima edizione, collocati prevalentemente nella periferia nord di Bologna; non mancherà tuttavia una presenza all’interno del centro storico.
Mentalgassi | 28 aprile – 2 maggio | Viale Aldo Moro 56
È il collettivo Mentalgassi ad aprire l’edizione 2016 del Festival, intervenendo nel Quartiere San Donato. Più nello specifico, gli street artist tedeschi lavoreranno sulla struttura d’accesso ai parcheggi coperti della Regione Emilia Romagna, a ridosso dell’area in cui sorgono gli edifici che compongono la Fiera di Bologna.
Attivo dalla fine degli Novanta e con base a Berlino, Mentalgassi riunisce tre artisti in precedenza attivi singolarmente nell’ambito del graffiti writing. Incontratisi a soli 16 anni, i tre hanno inizialmente trovato un forte punto d’incontro nella comune passione per le nuove tecnologie multimediali che in quegli anni stavano cominciando a diventare largamente accessibili, con un particolare interesse per le loro possibili applicazioni su oggetti tridimensionali nello spazio urbano.
Di fatto, proprio quest’ultimo aspetto è diventato il motore della loro produzione collettiva, che si compone di grandi paste up fotografici prevalentemente installati su elementi di arredo urbano, con una forte predilezione per strutture cilindriche o semisferiche come campane per la raccolta del vetro, fittoni, pali, fino ad arrivare ai singoli elementi che compongono recinzioni e cancellate.
All’assoluta eccentricità e non convenzionalità che caratterizza i luoghi d’intervento scelti si accompagna una fortissima ironia sul versante dei soggetti proposti: ritratti di persone comuni da loro stessi realizzati, tendenzialmente in primo piano, fotografate in una vasta gamma di espressioni che si deformano nell’adattarsi alle superfici che andranno a ricoprire.
Quello che ne risulta, con le parole dello stesso collettivo, è una sorta di “urban entertainment”, che, sfruttando l’esistente attraverso la costruzione di trame visive complesse, innesca nuovi punti di vista, rimandando ad un umorismo spiazzante e di forte impatto. Fondamentale in questo senso è la fortissima interazione dell’opera con il contesto urbano, di cui vengono messi in risalto incongruenze visive, anfratti, discrepanze.
In due casi, Mentalgassi è stato protagonista di campagne di comunicazione non convenzionale pensate per sollevare l’attenzione dell’opinione pubblica su temi scottanti, proposti utilizzando lo stesso linguaggio abitualmente adottato nella loro produzione nello spazio urbano: nel 2010 il collettivo ha infatti collaborato con Amnesty International alla campagna “Making the Invisible Visible”, mentre nel 2012 ha preso posizione sull’arresto delle attiviste russe del collettivo Pussy Riot.
Sbagliato | 2-4 maggio 2016 | Istituto superiore Aldini Valeriani Sirani, via dell’Arcoveggio
I linguaggio fotografico è al centro della produzione anche del secondo collettivo invitato alla quarta edizione del Festival, composto da tre street artist romani. Proprio la loro città di provenienza ha rivestito un ruolo centrale nello sviluppo del tema portante della loro ricerca artistica, che fonde architettura, grafica e fotografia facendo ricorso agli inganni percettivi propri del trompe l’oeil.
Roma è infatti il luogo di raccolta privilegiato del materiale di partenza, ossia singoli elementi architettonici estrapolati dal contesto urbano attraverso la fotografia e ricampionati in nuove composizioni stampate su carta e affisse con il paste up, in un rapporto dialogico con la città che gioca con la citazione senza rimanerne intrappolato.
In ciò, è riscontrabile una particolare predilezione per le porte e, soprattutto, per le finestre: varchi e luoghi di passaggio che si aprono inaspettatamente su muri il più delle volte ciechi, creando una frattura nell’ordine delle architetture preesistenti e generando interferenze nel monotono flusso di informazioni a cui è sottoposto quotidianamente il passante.
In quest’operazione di creazione di “luoghi impossibili” si legge un’azione che, seppure scarna di critiche sociali e di contenuti “urlati”, non si esaurisce nel puro decorativismo: operando una vera e propria mimesi nel contesto urbano, per lo più estremamente discreta, Sbagliato interroga lo spettatore stravolgendo la sua percezione dello spazio, utilizzando un supporto effimero, suggestivo e passibile di essere messo in discussione, perchè rimovibile.
In occasione di Cheap Festival, Sbagliato lavorerà su una delle facciate esterne dell’Istituto superiore Aldini Valeriani Sirani, occupando una superficie totale di 14×8 metri.
Andreco | 4-8 maggio 2016 | Autostazione, Viale Masini
Il muro di cinta dell’Autostazione ha rappresentato, fin dalla prima edizione, il luogo in cui si sono stratificati nel corso del tempo diversi interventi curati da Cheap, non solo nell’ambito del Festival, ma anche in altre occasioni durante l’anno. I 250 m² di superficie scanditi da 43 billboard rappresentano in effetti una sintesi visiva efficace della tipologia di spazi su cui Cheap interviene, comprendendo al contempo superficie muraria e spazi affissivi in disuso.
Qui prenderà forma il composito intervento di Andreco, che integrerà poster stampati in digitale e pittura su muro. L’opera rappresenta la seconda tappa di Climate, macro progetto itinerante sui cambiamenti climatici iniziato a Parigi in concomitanza con COP21, tra le più importanti conferenze internazionali sul tema.
Di formazione scientifico-ingegneristica e specializzato nella ricerca sui benefici ambientali apportati dalle piante in ambito urbano, Andreco è attivo nell’ambito delle arti visive dal 2000, integrando un vastissimo campionario di tecniche che vanno dal video alla pittura, dall’installazione al disegno, fino ad arrivare alla street art e ai progetti di arte urbana.
La “doppia anima” che lo caratterizza informa fortemente di sé la sua poetica, che, in particolare negli ultimi anni, mette al centro l’indagine sul rapporto tra spazio urbano e paesaggio naturale, tra uomo e ambiente. A prescindere dalla tecnica e dal supporto scelto di volta in volta, le sue opere sintetizzano infatti i concetti alla base della sua attività di ricerca scientifica, contaminandoli al contempo con un forte interesse per la simbologia, derivata dallo studio della rappresentazione tradizionale e rituale nelle diverse culture.
Ciò che ne risulta è la costruzione di un complesso sistema di forme, spesso direttamente connesse al mondo naturale: immagini stilizzate che assumono esse stesse valenza di simboli, nella creazione di un parallelismo con ciò che era la ricerca prima del metodo scientifico – l’alchimia.
Fortemente legato a Bologna benchè originario di Roma, Andreco ha realizzato diverse opere nel capoluogo emiliano. Tra queste, un grande murale in via dello Scalo 32 per cui sono state utilizzate vernici a base di molecole che riescono a liberare l’atmosfera da elementi tossici come il monossido d’azoto dei gas di scarico delle auto e una grande installazione ancora visibile all’interno delle Serre dei Giardini Margherita. Nel 2015 è stato l’autore del “Vecchione d’artista” bruciato in Piazza Maggiore a Capodanno, la cui ideazione è ogni anno affidata dal Comune di Bologna ad un artista visivo che abbia un legame con la città.
Carne | 5-8 maggio | Torretta Enel, via San Donato 158
La pratica artistica di Carne è legata indissolubilmente a doppio filo ai luoghi abbandonati, sia dal punto di vista estetico che da quello concettuale. Scelti per le loro qualità architettoniche, per la loro storia o per “semplice” gusto della scoperta, tali spazi in disuso non sono semplicemente la location che ospita l’opera, entrando piuttosto prepotentemente a farne parte.
Il preesistente fornisce infatti a Carne appigli per mettere in campo una vera e propria azione installativa, che trasla dalla bidimensionalità alla tridimensionalità ogni opera su muro da lui realizzata. In questo senso, lungi dall’essere semplice contesto, i segni del tempo che minano le strutture architettoniche, gli oggetti umani abbandonati, la resilienza della natura che si riappropria dei suoi spazi diventano una componente essenziale dell’opera, concepita con la stessa consapevolezza spaziale che si avrebbe nella creazione di un set fotografico. In ciò, fondamentale è stata la collaborazione con la fotografa Francesca Tuzzi, che lo accompagna fin dagli esordi e il cui ruolo non si esaurisce nella mera documentazione della produzione dello street artist friulano.
La centralità degli spazi abbandonati nella poetica di Carne, tuttavia, si esplica anche in un ulteriore modo. Per contrasto, infatti, le location scelte amplificano la potenza di un altro tema centrale: la bellezza intesa in senso classico, che si fa mezzo per veicolare messaggi politici e sociali. Intervenire in edifici disabitati, spesso scelti tra i tanti del suo luogo d’origine – il Friuli Venezia Giulia, tra le regioni più militarizzate nel dopoguerra –, significa infatti per l’autore riappropriarsi di spazi appartenuti alla collettività, constatando al contempo il fallimento delle politiche messe in atto.
Dal punto di vista dei soggetti, Carne costruisce un glossario visuale disseminato di simboli che molto devono ai suoi studi di alchimia, religioni, teosofia, esoterismo e alla pratica della meditazione. Ugualmente simbolica è la scelta esclusiva del bianco e nero, emblemi di una dualità contrapposta: la chiave di interpretazione di molti dei suoi lavori risiede proprio nella ricerca della luce attraverso il buio, condizione necessaria per la crescita interiore.
Dal punto di vista tecnico, Carne utilizza plottaggi fotografici su cui interviene manualmente oppure dipinti su carta, poi incollati al muro; in altri casi, integra invece l’uso di spray e vernici direttamente sulla parete. L’opera che realizzerà per Cheap Festival, su una torretta dell’Enel collocata in via San Donato, prevede l’utilizzo della tecnica mista.
Leo & Pipo | 6-8 maggio | Piazza Azzarita
Duo di artisti francesi, Leo & Pipo interverranno in Piazza Azzarita, lavorando sui due edifici antistanti al Paladozza che fanno da accesso ad un parcheggio sotterraneo. Le due costruzioni affiancano l’immobile su cui, durante la scorsa edizione di Cheap, è intervenuto lo street artist Levalet, francese anche lui.
Originari entrambi della Val-de-Marne, Leo & Pipo si conoscono fin dall’infanzia. Il loro longevo connubio creativo si è in passato esplicato in diversi ambiti prima di approdare alla street art, mantenendo tuttavia inalterato un forte interesse per la pratica del collage. Ai primi collage “tradizionali”, realizzati riassemblando elementi ritagliati da vecchie riviste, è infatti seguita un’incursione nell’ambito della composizione musicale campionando sonorità degli anni Venti, Quaranta e Cinquanta; parallelamente, i due hanno lavorato con il video, utilizzando il procedimento del found footage.
Trasferitisi a Parigi, Leo & Pipo iniziano a sentire l’esigenza di intervenire nello spazio urbano come reazione alla sensazione di anonimato, isolamento e asetticità da cui vedono dominate le relazioni umane nella capitale francese. Il desiderio di reintegrare poesia e calore umano nelle strade parigine passa ancora una volta attraverso l’evocazione di un periodo storico in cui, secondo le parole dei due autori, “Parigi era ancora un grande paese”.
Il materiale di partenza per innescare questo vero e proprio viaggio nel tempo è costituito da foto di famiglia degli anni Venti che ritraggono persone comuni, recuperate dai mercatini delle pulci. Scontornati, ingranditi e stampati su carta, questi personaggi anonimi vengono installati con la tecnica del paste up sui muri, integrandosi con grande naturalezza nel paesaggio urbano. Allo stesso tempo, i ritratti in scala naturale spiazzano il passante, funzionando come una madeleine che attinge ad una memoria storica condivisa che travalica il carico di memorie personali intrinseche in ogni ritratto.
Installazione indoor | Lorenzo Ghelardini e Mauricio Corradini | TPO, via Casarini 17/5
Per il secondo anno consecutivo, la carta sarà protagonista anche di un’installazione indoor, che verrà montata sul palco del TPO in occasione del Closing Party di sabato 7 maggio. Cornice d’eccezione delle esibizioni live di Go Dugong e Machweo, l’installazione travalica i confini della scenografia, assumendo piuttosto lo status di opera a se stante.
In questo contesto, Cheap ne ha proposto la realizzazione a due artisti emergenti, entrambi con base a Bologna e caratterizzati da una predilezione per l’utilizzo del supporto al centro di tutti i progetti curati dal Festival: Lorenzo Ghelardini e Mauricio Corradini, toscano l’uno, sudamericano l’altro, impegnati da tempo in progetti a quattro mani.
L’installazione consisterà in una struttura tridimensionale in carta composta da vari elementi poligonali, disposti in modo da ricordare un portale, un gate ancestrale, un passaggio di confine tra contesti differenti. Su questa base verranno proiettate immagini, disegni animati, collage, 3D, in una sintesi di varie esperienze visive – simboleggiate dai differenti stilemi espressivi – volte a esaltare la commistione di generi e il superamento del “limite”, tema al centro della Call for Artist di questa quarta edizione.
XXV | Collettiva di poster art | 1 maggio | Via Indipendenza e piazza san Giuseppe
Al contempo evento di apertura del Festival e assoluta novità che caratterizza questa quarta edizione, XXV è un’installazione collettiva di poster art che coinvolge altrettanti artisti internazionali attivi nell’ambito dell’illustrazione e della street art.
A ciascuno di loro, l’organizzazione del Festival ha chiesto di realizzare un’opera, che verrà affissa in una delle 25 ex tabelle affissive dislocate tra via Indipendenza e piazza San Giuseppe, in un’ideale percorso che coinvolge una delle aree di maggior passaggio all’interno del centro storico.
Abitualmente utilizzate dall’Associazione Cheap durante l’intero corso dell’anno per l’affissione di progetti realizzati autonomamente o in collaborazione con altri operatori culturali, per la prima volta questo corpus di 25 bacheche diventa parte integrante del Festival, valorizzando di fatto il percorso di riappropriazione e rigenerazione di spazi pubblici in disuso portato avanti da Cheap nei suoi primi quattro anni di vita.
Più nello specifico, i 25 spazi affissivi sono composti da diciotto bacheche 70×200, una 100×140, una 100×280, una 100×300, tre 140×200, una 200×210. Gli artisti coinvolti sono: Nina Bunjevac, Flavia Biondi, Arianna Vairo, Danijel Zezelj, Stikki Peaches, Anna Ehrlemark, Akab, Laurina Paperina, Stefano Ricci, UNO, Vinz Feel Free, Madame, Orticanoodles, Amalia Mora, Centina, Snem, Guerrilla Spam, Carlo Pastore, Andrea Bruno, Nemo’s.