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L’Helvetica è per i designer pigri?

I pensieri di Bruno Maag sulla grafica svizzera e l’Helvetica. A fine articolo un’utile lista di font alternativi all’Helvetica.

 


 

Bruno Maag è un type designer svizzero che da oltre vent’anni vive e lavora a Londra, dove ha sede la type foundry che porta il suo nome, Daalton Maag. La Daalton Maag oltre a progettare font acquistabili da tutti, negli anni ha realizzato font esclusivi per grandi eventi come le Olimpiadi di Rio, per grandi aziende come Lush, Nokia, HP, per la NFL, la Natonal Football League americana. Ha anche realizzato il Bookerly, il font del Kindle.

 

Nel 2015 Bruno Maag è stato uno dei relatori della Kerning Conference. È salito sul palco con un grembiule da tipografo e un grosso coltello da cucina. (Su Vimeo è possibile vedere il video del suo intervento).

Bruno Maag tornerà il 7 e 8 Giugno 2017 alla Kerning Conference con un workshop di due giorni dal titolo “How to choose a good font”.

 

In un’intervista pubblicata su Eye on Design, il magazine online dell’AIGA (l’associazione dei grafici americani), parla di grafica svizzera e dell’Helvetica.

Spesso quando si pensa alla grafica svizzera si pensa subito alla griglia, ma la grafica svizzera non è solo quello. È semplicità e chiarezza di informazioni. È la costruzione di una struttura che aiuta un utente, che interagisce con un artefatto grafico  (cartaceo o digitale), a capire cosa sta succedendo.

[quote]Swiss typography is not an art form, it’s discipline, it’s product design.[/quote]

Maag ricorda che non si progetta mai per se stessi. Si progetta sempre con uno scopo, che sia presentare o vendere un prodotto, che sia rendere informazioni e istruzioni più semplici da capire.

 

 

Maag poi parla dell’Helvetica e della sua avversione verso questo font. L’Helvetica è allo stesso tempo una scelta pigra e una scelta sicura, dice. La versione digitale dell’Helvetica funziona male e come reazione all’idea che l’Helvetica fosse “il miglior carattere del mondo” Maag ha realizzato l’Aktiv Grotesk, pensato per il digitale. A Bruno Maag non entusiasma neanche il Circular della type foundry svizzera Lineto. Uscito un paio di anni fa, il Circular è diventato in pochissimo tempo molto popolare e molto usato, sia su web che su carta. È diventato il corporate font di note aziende digitali come Spotify e Airbnb. Ottimo per i titoli un po’ meno per i paragrafi lunghi.

Dice Maag del Circular:
[quote]What an atrocity of a font. Don’t get me wrong, it works well in a display titling environment, but everybody’s using it now and it just looks atrocious.[/quote]

Molto apprezzate invece altre due type foundry svizzere. Optimo — soprattutto per il suo Didot Eder — e Grilli Type. Di recente Grilli Type ha rilasciato un’interessante Grotesk, GT America, con l’intento di unire e combinare le caratteristiche tipiche dei gothic americani e dei grotesque europei.

Maag chiude l’intervista con una provocazione, dicendo che forse per la grafica svizzera è giunto il momento di uscire di scena:
[quote]I think it’s time for the Swiss style of typography to bow out and take a quiet exit.[/quote]

 


 

Alternative all’Helvetica

Con l’uscita del documentario di Gary Hustwit l’idea che l’Helvetica fosse “il miglior carattere del mondo” è diventata ancora più forte e più forte si è alzata la voce di chi non era d’accordo. Forse però, come scriveva qualche anno fa Indra Kupferschrift, più che l’Helvetica si odia la versione digitale dell’Helvetica.

[quote]My impression is that people hating Helvetica never really looked at the original but are – rightfully – detesting this lousy version that comes with computer operating systems, digitized in a hurry in the early days of PostScript.[/quote]

La versione digitale dell’Helvetica, sopratutto quella dei sistemi operativi, e soprattutto sui monitor, non rende giustizia all’Helvetica, lo ricorda lo stesso Maag. Sul mini sito dedicato al Neue Haas Grotesk Font Bureau, la type foundry che lo distribuisce, scrive:

[quote]La versione digitale dell’Helvetica che tutti conoscono e usano oggi è molto diversa dal design pre-digitale del carattere del 1957. Originariamente pubblicato come Neue Haas Grotesk, molte delle caratteristiche che lo hanno reso uno dei caratteri modernisti più usati sono stati persi nella traduzione nel corso degli anni da una tecnologia di composizione all’altra.[/quote]

Oltre all’Aktiv Grotesk della Dalton Maag, di possibili alternative, più moderne e meglio pensante per il digitale, ce ne sono altre. Alcuni dei font citati sotto si ispirano sopratutto al font che Max Miedinger ha usato come modello per realizzare l’Helvetica, l’Akzidenz Grotesk.

Acumin di Adobe
ARS Maquette di ARS Type
Atlas Grotesk di Commercial Type
Aktiv Grotesk di Dalton Maag
Akkurat di Lineto
Basic Commercial di Linotype
Bau di FontFont
Fakt di Ourtype
Founders Grotesk by Klim Type
Neue Haas Grotesk di Font Bureau
Neutral di Typotheque
Neuzeit S di Linotype
Post Grotesk di Josh Finklea
Rational di René Bieder
Suisse di Swiss Typeface
Theinhardt di Optimo

 


 

Il font Maria, un’alternativa alternativa

Non sono sicuro che il Maria possa essere davvero un’alternativa. È disponibile in un solo peso e può essere un’alternativa all’Helvetica solo per i titoli. Da quando l’ho visto usato sul magazine web The Outline mi ha subito incuriosito. È un font per certi versi imperfetto, un po’ “storto”, ma che ti coinvolge. L’autore del Maria è Philip Baber ed è possibile acquistarlo solo dal suo sito.

 

Art Director, Digital Designer, Docente di web design presso l'Accademia di Belle Arti di Catania. Pratico, parlo e scrivo di web design, grafica, tipografia, comunicazione online. @cirox | Info. Newsletter: Dispenser.Design