Il design si è spostato dall’estetica alla strategia e alla partecipazione, come ricorda Allan Chochinov — responsabile e del corso di Product Design della School of Visual Arts di New York — in un articolo del New York Times dal titolo “A Golden Age of Design“1. Il design da qualche anno non è solo un valore aggiunto, ma quel valore lo crea. Paola Antonelli in più di un’intervista ha sottolineato come “senza design non c’è innovazione”2.
L’idea che il design porti innovazione, profitti e che sia un elemento di differenziazione cruciale, non appartiene solo a designer, docenti di design o curatori del MoMA. Non più di 10 anni fa il design era considerato una funzione di secondo livello, una questione di estetica o di immagine aziendale, lasciata alle persone del marketing o delle pubbliche relazioni. Oggi il design è ampiamente riconosciuto come un elemento chiave della strategia aziendale.3
Kleiner Perkins Caufield & Byers — uno dei più grossi fondi di investimento della Silicon Valley — ha, da qualche anno, tra i suoi partner e advisor, un designer: John Maeda.
Un articolo sul sito dell’AIGA (l’associazione dei grafici americani) dal titolo “32 Things You Didn’t Know about John Maeda” comincia così:
[quote]Combina design, scienza, economia, tecnologia, empatia e arguzia, e il mondo otterrà John Maeda.[/quote]
Maeda, nato e cresciuto a Seattle, si definisce uno humanist technologist4. Ex docente del MIT, ex direttore della prestigiosa e antica Rhode Island School of Design (fondata nel 1877), attualmente, oltre al suo impegno per il fondo KPCB, ricopre il ruolo di head of computational design and inclusion presso Automattic, l’azienda che realizza WordPress.
John Maeda da quando ha iniziato la collaborazione con KPCB realizza e condivide Design in Tech, un report che fotografa lo stato del design e il suo impatto sulla tecnologia e il business5.
Il report del 2015 ha mostrato l’ascesa e l’importanza che il design ha assunto nell’industria tecnologica, soprattutto con l’avvento del mobile. «Siamo passati dai prodotti digitali “tecnologici” a quelli “guidati dall’esperienza” quando i servizi sugli smartphone hanno preso il sopravvento e hanno dato l’accesso a tutti».
Il report 2016 ha mostrato la crescita di interesse da parte delle società di venture capital nel design e ha evidenziato un incremento significativo nell’acquisizione di agenzie di design da parte di società di consulenza come McKinsey & Co e Accenture. In quel report Google è emersa come un nuovo leader nel design.
Il report del 2017 inquadra il design “computazionale” come un fattore chiave per una crescita rapida. Di vitale importanza è anche una cultura inclusiva all’interno delle aziende tecnologiche.
Il report di quest’anno si concentra soprattutto sull’ascesa del designer “computazionale” e sull’intelligenza artificiale.
Maeda divide il design in tre categorie: “classical design”, “design thinking”, “computational design”. Ne scrive così il Time:
[quote]Il “classical design”, dove i designer creano oggetti fisici o prodotti per uno specifico e ristretto gruppo di persone (pensiamo agli architetti, gli industrial designer, i grafici); designer “commerciali” che innovano cercando approfondimenti sul modo in cui i clienti interagiscono con prodotti e servizi (si pensi a gruppi di ricercatori accalcati attorno a lavagne con post-it colorati); i designer “computazionali”, che utilizzano competenze informatiche e dati per soddisfare istantaneamente milioni o persino miliardi di utenti (pensiamo alle aziende tecnologiche come Amazon e Facebook).[/quote]
Eye on Design, il magazine dell’AIGA in un articolo a commento del report di Maeda elenca tre lezioni che se ne possono trarre6:
- Accetta che le cose cambiano
- Essere aperti all’apprendimento di nuove competenze
- Abbraccia l’ambiguità
Accetta che le cose cambiano
In una delle slide del report emerge un’interessante dato: l’88% dei designer intervistati pensa che l’intelligenza artificiale raggiungerà il livello di abilità dei designer umani nella progettazione visiva. Maeda non dice che l’AI supererà l’uomo in tutto, ma molti pensano che si stia andando verso quella direzione. Secondo Maeda il primo passo da fare verso il futuro è accettare il futuro.
Essere aperti all’apprendimento di nuove competenze
Nessuno si aspetta che i designer nel giro di poco possano diventare abili programmatori e progettare intelligenze artificiali, ma, sottolinea Maeda, la semplice curiosità verso nuove tecnologie può spingere in avanti il lavoro di un designer. I designer curiosi e che sperimentano con queste nuove tecnologie saranno sicuramente avvantaggiati.
Abbraccia l’ambiguità
La divisione che fa Maeda tra “classic”, “design thinking” e “computational” può essere fuorviante. Lo stesso Maeda non pensa che una categoria possa sostituire l’altra. Tutte hanno un loro valore, se uno di loro sparisse ne perderebbero tutti. «In the absence of expertise, everything becomes grey».
Scrive Liz Stinson a conclusione dell’articolo su Eye on Design:
[quote]Le definizioni sono, in generale, più utili per le persone che parlano di design che ai designer stessi. La verità è che alcuni designer si adattano solo a una categoria, ma molti sono un ibrido di due o anche di tutte e tre. È possibile avere un approccio sia dal punto di vista computazionale che estetico ed essere in grado di progettare e vendere un prodotto come un uomo d’affari. Quella linea ambigua tra le definizioni del design è quella in cui la maggior parte dei designer risiederà in futuro, ed è qui che che ci sarà il lavoro più interessante.[/quote]
Il report di quest’anno è disponibile sotto forma di slide sia classiche (in pdf) che in formato sito web.
Altri punti salienti del report riassunti dallo stesso John Maeda in un post su LinkedIn7:
Nel 2017 ci sono state 21 acquisizioni di agenzie creative o startup fondate da designer.
Negli Stati Uniti ci sono scuole di medicina che includono Design Thinking nei loro programmi di studio.
I consulenti vanno oltre il Design Thinking, stanno cambiando il modo in cui il business funziona.
La Cina continua a migliorare nel design con un livello di sofisticazione sorprendente.
L’India e l’America Latina stanno avanzando nel Design Thinking e nella progettazione computazionale e abbiamo tanto da imparare da loro.
Le persone sopra i 55 anni (la Generazione B la chiama Maeda) cominciano a rappresentare un’opportunità di business per nuovi prodotti e servizi che non possono essere ignorati.
Il design viene generalmente utilizzato nelle prime fasi del processo di sviluppo del prodotto anziché applicato alla fine, prima della spedizione.
Competenze relative allo user research e alla gestione del prodotto sono fondamentali per i designer per capire come lavorare in modo più inclusivo con clienti e colleghi.
Nell’esperienza d’uso mobile al velocità è un attributo di progettazione chiave. La media di una sessione è di 30 secondi e oltre la metà dei visitatori abbandona un sito che impiega più di 3 secondi per caricarsi.
L’intelligenza artificiale è estremamente abile nei compiti noiosi che nessun essere umano dovrebbe davvero fare come: regolare il contrasto dell’immagine, correggere le linee disordinate e ricreare le immagini.
Il riconoscimento vocale è avanzato al punto che le esperienze fornite da questa tecnologia stanno diventando importanti quanto lo sono state quelle della computer graphic, per le interfacce grafiche sullo schermo.
La maggior parte dei designer in ambito tecnologico non lavora esclusivamente nella sede dell’azienda. Ciò significa che stiamo entrando in un’era in cui il lavoro può essere distribuito in modo più uniforme, al di fuori di hub come la Silicon Valley.
Per approfondire
- A Golden Age of Design, New York Times Magazine ↩︎
- Senza design non c’è innovazione, Tiragraffi ↩︎
- The Meaning of Design Is up for Debate. And That’s a Good Thing, Time ↩︎
- 32 Things You Didn’t Know about John Maeda, AIGA ↩︎
- 2018 Design In Tech Report, John Maeda ↩︎
- Three Lessons From John Maeda’s Design in Tech Report, Eye on Design ↩︎
- 2018 #DesignInTech Report Overview From SXSW, John Maeda ↩︎