Il nuovo Sole 24 Ore, che è disponibile in edicola e in versione digitale a partire da martedì 5 giugno 2018, è completamente rinnovato. Nei contenuti, in primo luogo, ma anche nella grafica e nei caratteri che compongono i testi. Obiettivo rendere il giornale più leggibile e più fruibile.
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Da qui un lungo lavoro per innovare. In particolare, il cammino per la scelta di una font è forse il meno noto nonostante si riveli ricco di suggestioni. Il segno rimanda, infatti, al passato ma guarda al futuro. In questo caso, Il Sole 24 Ore ha deciso di utilizzare la font Sole 24 Serif, ideata nel 2010, per testi e titoli e commissionarne un’altra, la Sole 24 Sans, messa a punto per l’occasione per fornire una lettura ancor più chiara e lineare di grafici, schemi e tabelle a corpi anche molto ridotti, ma in ogni caso utilizzabile pure per i titoli. Pur essendo disegnata principalmente per la carta, Sole 24 Sans si presta anche all’utilizzo web, canale di accesso del mondo Sole 24 Ore per una moltitudine crescente di lettori.
Il nuovo carattere esclusivo per Il Sole 24 Ore è stato sviluppato dalla Cooperativa anonima servizi tipografici (Cast) sulla base delle esigenze espresse dall’ufficio grafico del quotidiano.
Alla progettazione della Sole 24 Sans ha lavorato un team guidato da Luciano Perondi e Riccardo Olocco, che hanno definito lo stile, le lettere e i numeri e hanno coinvolto altri designer per completare il lavoro. Tra questi Daniele Capo, che si è occupato della produzione (OpenType feature, generazione della font), per soddisfare le esigenze del software di layout usato dal quotidiano, ossia l’ambiente nel quale la font va usata, mentre Igino Marini che si è occupato dell’affinamento delle spaziature e lo sviluppo del kerning.
Dietro la creazione di una nuova font c’è lo studio sulla fruizione del testo da parte del lettore, abituato ormai al web ma amante della carta. Una font leggibile e lineare, adatta alla contemporaneità, come detto, ma con radici antiche. Nel Sole 24 Serif, per esempio, è possibile riscontrare gli echi dei caratteri rinascimentali di Francesco Griffo, mentre il Sans si ispira ai caratteri del neoclassicismo inglese e ad alcuni dei primi Sans a stampa, pubblicati in Inghilterra nella prima parte dell’Ottocento. In particolare quello di William Caslon IV del 1816 (il primo Sans-Serif conosciuto). In quella font si intravedevano i richiami alle forme delle iscrizioni greche o romane di età repubblicana. Uno stile ben diverso rispetto ai Sans-Serif tedeschi di fine Ottocento, che risentivano dell’impronta della meccanizzazione dei caratteri. Una tendenza che poi, con l’Helvetica, ha condizionato le scelte grafiche degli ultimi 60 anni.
Piccoli accorgimenti, ma fondamentali per favorire leggibilità e chiarezza: virtù supreme per un quotidiano, come Il Sole 24 Ore, che punta a rappresentare la complessità quotidiana attraverso gli articoli ma anche la parte visual dei propri contenuti.
Proprio per questo è stato necessario individuare una font complementare al Serif, in grado di affiancarla e offrire al lettore un cambio di passo stilistico. Da un lato Sole 24 Sans mantiene un aspetto “librario” e condivide con Serif una simile tensione nelle curve, dall’altro vi si contrappone in maniera netta dal punto di vista formale: Serif ha un asse inclinato mentre Sans è verticale, Serif ha le terminazioni aperte, Sans le ha più chiuse. Nel loro insieme queste soluzioni possono contribuire al miglioramento del processo di lettura. Dettagli forse impercettibili, che i lettori scopriranno martedì 5 giugno leggendo il quotidiano cartaceo o la sua replica digitale. Ma in grado di formare uno stile di scrittura e un’identità di lettura.